Un racconto collettivo - e tutto siciliano - per le strade di Palermo

Giacomo Barone e Gianluca Marrone sono due fotografi siciliani. Si conoscono da qualche anno e da qualche anno, come se fosse scritto nel destino, hanno iniziato a collaborare insieme su progetti fotografici a lungo termine. La loro è una sfida continua; l'idea di raccontare Palermo e i suoi aspetti sociali anche, e soprattutto, attraverso la strada, è una di quelle cose che incuriosisce tantissimo.

Una delle loro ultime fatiche si chiama "Rosalia Oltre La Fede", una documentazione, durata circa tre anni, della festa religiosa più importante del Capoluogo siciliano. Santa Rosalia, in breve, è la patrona di Palermo. Ogni metà Luglio, i palermitani realizzano per lei una magnifica processione. La festa è immensa, coloratissima; accoglie centinaia di migliaia di fedeli provenienti da tutta la Sicilia. L'evento è diviso in diverse tappe; unisce comparti scenografici a componenti, perlopiù, liturgiche. È una di quelle manifestazioni che, viste da fuori, sa di irripetibile, da portarsi stretta nei ricordi. Io non la conoscevo, se non per sentito dire. Quando i due fotografi mi hanno presentato il loro libro - Rosalia Oltre La Fede è un volume edito Torri del Vento - ho pensato di trovarmi di fronte ad una delle tante festività religiose siciliane. Bellissime, ma quanto mai austere e tristi. Niente di più sbagliato. E questo ha acceso subito la mia curiosità.

«L'intenzione di andare a fotografare la festa di Santa Rosalia - mi svelano entrambi in videochiamata - ci ha permesso di assistere alla vera essenza di questa tradizione centenaria. Spesso assistiamo alle cose, per abitudine, senza però "guardarle" davvero. Con la fotografia è stato diverso». Le loro immagini sottolineano chiaramente questo concetto. Cogliendo la straordinarietà della forza religiosa attraverso l'uomo, Palermo e i simboli della tradizione, i due fotografi si sono spinti fin nelle aule adibite alla preparazione degli ornamenti per raccontarci quello che spesso passa in secondo piano, e quello che, per molti, è ormai costume.

Alcune fotografie sono profondamente Street e questo, in un volume che non vuole ridursi a mera documentazione fredda e distaccata di un evento, aggiunge valore alla ricerca di Giacomo e Gianluca. Mentre scrivo, mi frulla in testa ancora quest'idea. Raccontare una cosa così partendo dalla strada è forte; non può essere unicamente una scelta di stile. Non potevo quindi limitarmi a sfogliare il loro volume e accontentarmi solo di ciò. Dovevo saperne di più. Dovevo capire Rosalia.

Intervista

È il primo lavoro che producete insieme?

G.B: No! Già da qualche anno collaboriamo su più percorsi. Siamo interessati - per non dire ossessionati! - dal far emergere quella magia che si manifesta solo nell'incontro tra due punti di vista differenti. Seppur non ci conosciamo da tantissimi anni - io e Gianluca abbiamo stretto amicizia nel 2020, grazie ad un corso di fotografia all'Associazione Arvis di Palermo - abbiamo capito di avere molto in comune. Ci piace raccontare il nostro territorio e portare alla gente storie poco trattate da altri. Lo sforzo di riunirci attorno ad un singolo soggetto ci permette di metterci costantemente in discussione. Il lavoro su "Santa Rosalia" è per noi speciale. Possiamo dire essere stato quello che più ci ha tenuti sulle spine.

Da "Rosalia. Oltre la fede" (2022-2025), di © Giacomo Barone e Gianluca Marrone

Sulla figura di Santa Rosalia sono stati scritti interi volumi. A metà tra narrativa d'invenzione e riferimenti storiografici, lo spirito di Rosalia si staglia impetuosamente nei ricordi dei Palermitani. Immagino che, da fotografi e siciliani, avrete vissuto entrambi i punti di vista: quello del pubblico e quello del documento. Farne però una monografia è tutt'altra cosa. Quali motivazioni vi hanno spinto su tale percorso?

G.M: Da una parte c'è stata la necessità di capire meglio una manifestazione che avevamo vissuto solo a spezzoni, accompagnati dai nostri genitori quando ancora eravamo troppo piccoli per serbare ricordi; dall'altra, è sorta in noi una certa sfida che a spiegarla ora mi fa quasi sorridere: da Palermitani, ci siamo sentiti in obbligo di renderci testimoni di un evento che fa parte della nostra storia. Tanti vengono da fuori e fotografano la festa di Santa Rosalia. Pochi, pochissimi, approfondiscono l'argomento e lo seguono nei suoi sviluppi contemporanei. Il fatto che non ci fossero altri lavori del genere - lunghi e articolati e riuniti in un libro - ci ha fatto accendere una lampadina. Perché non farlo noi dopotutto? È a due passi da casa!

G.B: Gianluca ha detto tutto. Posso aggiungere che andando avanti con il progetto - è durato 3 anni - abbiamo capito che potesse esserci il materiale adatto per continuare a portare in luce manifestazioni del quotidiano e dello spirito religioso siciliano. Ogni volta che guardavo le fotografie prodotte, trovavo sempre nuovi stimoli per tornare a fotografare l'anno successivo. C'era tanto da dire! E farne solo una mostra sarebbe stato un vero peccato. Questa cosa ha messo in moto la nostra creatività. Siamo stati quindi contagiati dalla sfida di lasciare un oggetto fisico che potesse rendersi traccia del passato ma altresì mossi dalla curiosità di vedere dove saremmo andati ad incappare. La figura di Rosalia ci ha stregato, letteralmente.

Se penso alla Vara - storica manifestazione religiosa nel messinese - riaffiorano in me molti ricordi d'infanzia. Mi vedo lì, mano nella mano con mia mamma, mentre l'enorme carro della Madonnina della Lettera percorre il centro della città. All'epoca, mi sembrava tutto così irreale, magnifico. Non riuscivo a scollarmi dal flusso delle persone. Sono sicuro che ricorderete anche voi qualche aneddoto ricollegato a Santa Rosalia. Potremmo definirla la vostra "prima vera immagine della festa". Un'immagine che, neanche a dirlo, condiziona ogni cosa!

G.M: Più che un ricordo, è un aneddoto. Avevo circa 10 anni. In quel periodo, mio fratello fu rimandato in diverse materie a scuola. Mia madre era disperata; aleggiava in casa il fantasma della bocciatura. Bisognava fare qualcosa. Arrivata così la festa, ci siamo accodati al flusso dei fedeli per chiedere la grazia alla Santa (molti Palermitani, durante la festa, approdano al Santuario per chiedere la grazia a Santa Rosalia per i motivi più disparati). Ricordo la fatica dell'acchianata (circa 6km, in pendenza) per il Monte Pellegrino e le lacrime d'emozione dei devoti. Mi è sempre rimasta impressa quest'immagine. Negli anni, ho assistito a diverse altre "acchianate"; ma nessuna come quella. Non saprei dirti perché. Sta di fatto che il ricordo più caro di Santa Rosalia è legato al Santuario, piuttosto che ad altre tappe della festa. Prima del progetto, non avevo mai seguito la manifestazione per intero. E forse è stato questo a rendere ancora più speciale il nostro lavoro.

Da "Rosalia. Oltre la fede" (2022-2025), di © Giacomo Barone e Gianluca Marrone

G.B: Al contrario di Gianluca, io non sono originario del Capoluogo. Vengo dalla provincia di Palermo. Perciò da bambino le uniche notizie che ricevevamo sulla festa erano legate ai racconti di parenti o alle immagini sui giornali. In provincia si è devoti ad altre figure. Ho imparato a conoscere Santa Rosalia solo da adulto, seguendo prima le funzioni religiose in Cattedrale e poi il Festino, il momento più vivo e partecipato dell'evento palermitano. Da studioso di sociologia, la festa e la figura della Santa mi hanno subito colpito, accendendo la mia curiosità. Grazie alla fotografia ho poi scoperto perché sono così straordinarie; oggi le apprezzo molto.

Alcuni grandi della fotografia (Battaglia e Zecchin in primis) hanno colto alcune meravigliose istantanee di Santa Rosalia riuscendo a sintetizzare, nelle loro inquadrature, gli umori e le atmosfere della festa. In un lavoro a lungo termine, come un libro, serve però diluire tale forza su più immagini, per guidare lo spettatore e dargli più informazioni possibili. Come vi siete quindi preparati agli scatti?

G.B: Il lavoro di preparazione è stato lungo. Siamo partiti da fare delle ricerche online fino poi ad affidarci alla lettura di materiale d'archivio - articoli di giornale, trattati storici e testi sacri - e alla visione di fotografie d'epoca. Ci siamo trovati di fronte a qualcosa che non potevamo mai immaginare. Molti di noi hanno un'idea di Santa Rosalia che è del tutto personale. Studiando gli archivi, abbiamo colto però altre migliaia di sfumature di una figura religiosa molto più complessa di quello che si possa pensare. Questo ci ha aiutato molto nel lavoro. E poi c'è stato il dialogo con i Palermitani e il Clero. Farci raccontare da loro quanto Rosalia sia centrale nelle loro vite, ci ha dato l'energia giusta per interpretare adeguatamente la festa. Potremmo dire esser stato per noi un viaggio nello spazio e nel tempo*.

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I Festeggiamenti di Santa Rosalia, al contrario di altre manifestazioni, vedono tappe dislocate nel tempo. Le prime avvengono a Luglio (Festino e Celebrazioni religiose) e le altre a Settembre (Acchianata).

Fin dall'inizio, avete reso la strada il contenitore principale del vostro racconto. Al contrario di altri lavori di stampo religioso, sono più le fotografie legate al "contorno" che ai simboli cardine della festività (seppur presenti). Quale motivazione vi ha guidato verso questa scelta?

G.M: Molto del nostro percorso come fotografi passa dal catturare momenti in strada. Ci diverte molto stare a contatto con le persone e farci trascinare dalla causalità degli eventi. Abbiamo quindi cercato di restituire la spontaneità e la magia della Festa di Santa Rosalia inquadrando perlopiù i Palermitani che le strutture o i riti religiosi. Eravamo consci, io e Giacomo, che sarebbe stato impossibile poter raccogliere meccanicamente ogni situazione di questa accesissima manifestazione. Ci siamo allora detti che era fondamentale per noi porci nei confronti della festa in uno stato di totale libertà creativa. In qualche modo, raccontare Santa Rosalia attraverso i volti, le emozioni e i gesti dei Palermitani ci ha dato modo di sperimentare e di raggiungere il nostro obiettivo.

G.B: In strada tutto succede, accade. Era importante per me e Gianluca poterci muovere liberamente nei confini della festa di Santa Rosalia senza essere obbligati a seguire un'unica direzione artistica. Durante questa manifestazione, a Palermo, avviene un incontro più unico che raro: nelle strade è possibile assistere al ritrovo di più generazioni e classi sociali. È quasi come se si annullassero a vicenda, creando un unico gruppo. La scena è magnifica. Molto probabilmente, se avessimo optato per un altro punto di vista, questo aspetto sarebbe venuto meno, riducendo così la qualità del lavoro. Tornando indietro nel tempo, faremmo le stesse scelte; affidarci al caso è stato un processo naturale. Mi piace pensare che tutto il progetto sia stato come aprire un cassetto alla volta: più ascoltavamo e guardavamo, più ci veniva voglia di fotografare. E più conoscevamo la vera Palermo.

Sicuramente il caso ha contribuito a direzionare il vostro lavoro verso un sentiero più personale. Tuttavia il vostro libro - diviso in cinque capitoli, ognuno legato ad una tappa della manifestazione - ha comunque al suo interno una natura documentativa. Questo vuol dire, in parole povere, che certi momenti della festa non potevano mancare, sennò avreste tolto informazioni al lettore. Tenendo conto la fugacità dell'evento, come avete ridotto il rischio di perdervi QUEGLI istanti?

G.M: Semplicemente ci siamo confrontati. Ogni tappa è stata precedentemente studiata - in modo tale da tenere sotto controllo i passaggi principali - e seguita sul campo da me e Giacomo. Non stavamo attaccati, quindi potevamo girare intorno alle situazioni con grande libertà. Appena eravamo soddisfatti del lavoro, ci incontravamo in strada e analizzavamo insieme cosa mancava e cosa poteva essere aggiunto al racconto. L'aver seguito l'evento per tre anni - le ultime fotografie sono state realizzate al quattrocentesimo festino, un numero speciale! - ci ha permesso di ampliare la scelta finale e completare adeguatamente la storia. Per quanto sia impensabile poter catturare tutto, siamo comunque molto soddisfatti del risultato.

Da "Rosalia. Oltre la fede" (2022-2025), di © Giacomo Barone e Gianluca Marrone

"Rosalia. Oltre la fede" si differenzia da altri progetti anche per scelte di editing precise. Nel vostro libro, ogni immagine è orizzontale e in bianco e nero. Nel panorama editoriale fotografico moderno, fatto di sperimentazione estreme, sul lato carta e immagine, scegliere di tornare ad una visualizzazione classica è quasi un atto di ribellione. Questa scelta è arrivata durante la produzione o era già prefissata?

G.B: È come se il racconto ci avesse spinto naturalmente verso questa direzione. Non ci siamo mai posti il problema di scattare un'immagine in un certo modo o di farlo a colori o in verticale. Le scene si sviluppavano così davanti ai nostri occhi e così le abbiamo registrate. Raramente abbiamo pensato di discostarci dalle nostre primarie intenzioni. Abbiamo subito percepito a pelle che il bianco e nero e l'orizzontale fossero le scelte più giuste, quelle che ci appartengono e ci entusiasmano di più. E da lì abbiamo continuato su quella strada. Il fatto che il nostro editore - Torri del Vento - abbia accolto felicemente le scelte di editing, ci ha rincuorato.

E poi c'è la varietà dello stile e del genere. Abbiamo parlato di fotografia di strada e documento, ma c'è anche il ritratto e il paesaggio

G.B: Si! Seppur siamo entrambi appassionati di fotografia di strada, crediamo nella versatilità del racconto. Questo ci pone in uno stato di totale libertà nella scelta del genere e dello stile fotografico. Ci siamo fatti trascinare dalle situazioni. Quando si racconta un evento come questo non ci si può imporre dei paletti o delle restrizioni. Bisogna avere la capacità di capire quando un ritratto può tornare utile al lavoro e quando, invece, no. Questo vale anche per il paesaggio che, ad esempio, nel capitolo "L'acchianata", ci ha permesso di catturare la straordinarietà della salita verso il Monte Pellegrino. Vedi, per noi la fotografia è un'arte indivisibile.

G.M: Anche perché c'erano situazioni, come il "Festino", dove seguire un unico filone narrativo avrebbe reso meno interessante il lavoro. Abbiamo ritrovato nei Palermitani un soggetto molto accondiscendente [ride]. Diversi hanno accettato immediatamente la nostra presenza e tanti altri ci hanno fermato per chiacchierare (magari perché ci credevano giornalisti!). Sono venuti fuori degli ottimi ritratti. Certo, se proprio devo essere onesto con te, le fotografie rubate sono le migliori!

Noto in voi una grande alchimia, e questo mi fa sorridere. Sappiamo bene però che quando c'è di mezzo un libro fotografico non c'è amicizia che tenga: l'ego si dimostra essere una brutta bestia da abbattere. Voi avete optato per un volume privo di firme. Non sappiamo cosa sia di Giacomo e cosa di Gianluca. Scelta subito condivisa o sofferta?

G.M: Scelta subito condivisa! Era fondamentale per noi costruire un racconto che avesse carattere e fosse il più completo possibile. Ma soprattutto, che fosse divertente e stimolante da realizzare (cosa mai scontata!). Mettere una firma non avrebbe aggiunto valore al progetto; quindi l'abbiamo eliminata. Entrambi abbiamo trovato nel lavorare insieme motivi di crescita personale e artistica. Ogni qualvolta ci riunivamo per selezionare le fotografie, e anche se eliminarne qualcuna delle nostre era sofferenza pura [ride], sapevamo di star percorrendo la strada giusta. Tutte le fotografie nel libro seguono la direzione che volevamo fin dall'inizio: raccontare il popolo palermitano e farlo attraverso la Festa di Rosalia.

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Un estratto del libro "Rosalia. Oltre la Fede", edito Torri Del Vento (2025)

Prima Giacomo ha sottolineato l'importanza di saper previsualizzare gli eventi e le fotografie più adatte al racconto. Quali credete siano, per voi, le immagini più potenti ed esplicative in un contesto come questo?

G.B: Sono quelle che riescono a documentare l'evolversi di una situazione e a porre, al contempo, delle domande: chi sono i soggetti? Cosa sta accadendo? E quanto, l'ambiente e le persone, comunicano tra di loro? Su 158 fotografie presenti in "Rosalia. Oltre la fede", molte di queste riescono a rendersi testimoni di queste esplosioni di emotività e raziocinio. Altre, invece, sono più di contesto. Meno potenti, nel senso letterario del termine, ma comunque fondamentali alla storia.

Quale messaggio sperate che arrivi al pubblico con il vostro lavoro?

G.M: Il fatto già di essere arrivati a fare un libro insieme ci ripaga di qualsiasi sforzo! Siamo felicissimi del risultato. Di recente, il progetto è andato in mostra a Palermo e abbiamo ricevuto degli ottimi feedback; sia da parte del pubblico che delle componenti ecclesiastiche. Sarebbe bello far arrivare il messaggio ai giovani fotografi che è possibile collaborare con altri in un progetto editoriale, senza che questo causi malanimi tra di loro o situazioni di protagonismo. E anche, perché no, che non bisogna spostarsi troppo da casa per iniziare a raccontare qualcosa. Guardare la Festa di Santa Rosalia attraverso l'obiettivo ci ha reso artisti migliori.

Chi sono gli autori?

Giacomo Barone, siciliano, classe '84 fotografo freelance per passione. Scopro la fotografia poco tempo fa e ne comincio lo studio da autodidatta, curioso di conoscere gli immensi orizzonti che grazie ad essa posso scoprire. La frequentazione dell’Associazione per le Arti Visive in Sicilia (ARVIS) ed i consigli di fotografi professionisti ed amici, mi hanno permesso di approfondire conoscenze tecniche e continuare a coltivare la passione con particolare riguardo al ritratto e alla street photography. Mi diverte ricercare l’anima dei soggetti, il loro divenire, il respiro che non senti, ma sai che è li. Amo i fotogrammi in controluce perché ogni soggetto può esprimere il meglio o il peggio di sé. Qui Instagram.

Gianluca Marrone, siciliano, imprenditore, marito, padre e, ogni volta che posso, indosso la mia maschera da fotografo. Il mio legame con la fotografia nasce nel lontano 1999, quando ho iniziato a lavorare per lo storico marchio Agfa-Gevaert. Da completo autodidatta, ho sperimentato a lungo, fino a quando nel 2021, grazie a un corso di linguaggio fotografico presso l’associazione Arvis di Palermo, ho iniziato a fotografare in modo più consapevole, o almeno così mi piace pensare. Da allora, non ho mai smesso di studiare, confrontandomi con importanti fotografi di livello internazionale. Nei miei lavori amo esprimermi sia a colori che in bianco e nero: questa libertà stilistica è ciò che mi fa sentire davvero libero, almeno in fotografia. In particolare, sono attratto dalla fotografia documentaria, perché mi permette di raccontare storie vere, catturare attimi autentici e dare voce a ciò che spesso passa inosservato. Alcune delle mie fotografie e progetti sono stati esposti in diverse mostre collettive, sia in Italia che all’estero. Qui Instagram.

Rosalia. Oltre la Fede

158 fotografie in bianco e nero. Dimensioni 23 x 1 x 16 cm. Torri del Vento (2025). Costo 23 euro.

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