La fotografia di strada è destinata a cambiare, in meglio.

In queste lunghe e proficue giornate che mi hanno accompagnato all'interno delle sale della prima edizione del Sanremo Street Photo Festival, ho sentito ripetermi spesso questa cosa, il che mi ha fatto molto pensare.

L'evento, a cui ho avuto il piacere di assistere in prima persona, ha messo in luce le principali problematiche che attanagliano tutt'oggi la fotografia di strada, un genere diventato, sotto certi aspetti, ripetitivo e poco originale.

Molti di voi erano lì, in quelle stesse sale, a guardare la mostra ed intervenire alle tavole, tanti altri in attesa di ricevere la mia promettente, e come al solito disattesa, newsletter sul tema (si, ho latitato anche questa volta, perdonami).

Tutti, nell'insieme, eravamo pronti a capire cosa ci aspetta in futuro, cosa questa fotografia di strada sarebbe diventata da lì in poi.

Come promesso è l'ora di tirare le somme e in questo articolo riassuntivo ti ho raccolto il meglio venuto fuori da questo primo weekend del Festival.

La tua sui temi affrontati, come sempre, l'aspetto nell'area commenti.

Convivialità, allo stato puro

Il Sanremo Street Photo Festival è stato il mio secondo festival di fotografia vissuto di persona, a stretto contatto con voi lettori e fotografi di tutto il globo.

Quello che ho trovato, all'interno di quelle sale gremite di fotografie e di belle persone, è stato un ambiente stimolante dove la convivialità, la parola chiave di questo appuntamento, ha reso tutta l'esperienza indimenticabile.

I Festival, come ti racconto spesso sui miei canali, hanno un potere incantatore: ti trascinano in contesti da cui normalmente staresti lontano per portarti, dolcemente, a rimetterti in discussione, come persona e fotografo.

Questo Festival, in particolare, ha fatto dell'incontro la sua arma migliore.

Richard Bram racconta le sue fotografie in mostra (© SSPF)

Tra una chiacchierata e l'altra, frammezzata da mangiate al ristorante ed uscite fotografiche, ne siamo usciti tutti migliori, consapevoli che, nel piccolo, la nostra presenza ha contribuito a mantenere attivo il movimento della fotografia di strada.

Perché al contrario di altri generi fotografici dove tutto gira intorno al mondo della pubblicità e della produzione professionale, la sopravvivenza di questo ambiente, come ci ricorda il direttore Roberto Bianchi, parte da noi, da quegli appassionati di fotografia che ogni giorno scelgono di investire e rendersi partecipi della storia.

Un concetto bellissimo e pregno di responsabilità da cui si può cogliere la trasparenza che ha da sempre contraddistinto la fotografia di strada rendendola, agli occhi di tutti, un qualcosa di libero da qualsiasi obbligo professionale.

Lì dentro, o fuori nelle strade di Sanremo, mi sono - e ci siamo - sentiti a casa.

La mostra

Un Festival che si rispetti ha una mostra che valga la pena visitare.

Quella del Sanremo Street Photo Festival non era da meno. Attraverso le immagini di tredici autori ed autrici provenienti da tutto il mondo, mi sono immerso dentro alcune delle più belle visioni del contemporaneo.

Le due sale, ampie e ben illuminate, hanno accolto i lavori di Maude Bardet, Richard Bram, Mathilda e Gerard Dubois, Massimiliano Faralli, Julie Hrudová, Salvatore Matarazzo, Mario Mencacci, Stefano Mirabella, Alessandro Prato, Valerie Six, Valeria Tofanalli e Umberto Verdoliva.

Qui la mostra nella sua completezza.

A renderla speciale sono state soprattutto la presenza degli artisti in sala, da cui è nato un dialogo con il pubblico, e la possibilità di poter vedere immagini, viste di sfuggita solo online, ora allestite e presentate con stampe di qualità.

Una selezione molto variegata, per stili e colori.

Una sorta di esposizione omaggio al contemporaneo, ben lontana da voler essere materia unica e definitiva di un genere fotografico ma punto di partenza per chi la fotografia di strada la sta conoscendo solo ora.

Una selezione che mi ha ricordato come la fotografia stampata sia tutt'altra cosa.

Le talk interattive

Il punto forte del Festival lo si ritrova a metà del percorso.

Sono state proprio le tavole rotonde - tenute dalla redazione di CITIES - ad aver contribuito a rendere questo appuntamento ancor più di fondamentale importanza per noi appassionati di fotografia e cultori della materia.

In quattro sedute specifiche, incentrare su temi e relatori differenti, abbiamo parlato di fotografia di strada e delle sue evoluzioni recenti e future.

Qui ero in attesa della prima tavola rotonda.

A venir fuori quattro argomentazioni significative:

  1. La Street Photography è aperta a miscugli con altri generi.
  2. Non c'è più un dominio visuale dell'occidente.
  3. Essere autori od autrici richiede consapevolezza.
  4. Fare Storytelling può fare ancora la differenza.

La Street Photography non è più strettamente legata alla strada o al catturare, senza farsi notare, istanti fugaci nel bel mezzo del quotidiano.

Qualcosa si sta muovendo e i fotografi, soprattutto quelli al di fuori della sfera occidentale, stanno sperimentando nuove modalità per raccontare se stessi e il mondo attraverso strumenti sempre più essenziali e veloci.

Non ci sono regole, né preconcetti, perché se sei un autore - e questo a definirlo è il pubblico o la critica - fotografare è una cosa naturale, per certi versi distruttiva, che non tiene mica conto del genere scelto o del pubblico finale.

Fare fotografia di strada vuol dire rendere straordinario l'ordinario, mischiarlo con la propria esperienza e renderlo fruibile agli osservatori di tutto il mondo.

Se prima a definire il genere erano le opere dei grandi della fotografia, o quei paletti imposti dai guru dei corsi online, oggi nulla è più circoscritto in un unico filone: la fotografia di strada si sta evolvendo e niente sarà più lo stesso.

Considerazioni finali

Che dire, buona la prima.

Questo Sanremo Street Photo Festival ha tirato su una cosa bella, fatta di relazioni tra appassionati e di profonde riflessioni sulla materia fotografica.

Di questo evento mi rimarranno il caldo torrido, le parole dolci ed affettuose di chi mi segue da tempo, ed è passato per un saluto, e le bellissime persone che ho avuto modo di scoprire al di fuori delle loro opere fotografiche e letterarie.

Usciti da quelle sale siamo tutti più consapevoli che nulla è destinato a rimanere invariato e che la fotografia, lo strumento che più di tutti si adatta al cambiamento, evolve costantemente forme e contenuti, anche se ne ignoriamo i meccanismi.

L'ossatura della Street Photography rimarrà intatta, ancora per molto, perché è quella a renderla tale, speciale, ma tutto il resto, strumenti, approcci, modalità e racconti, saranno soggetto di revisioni e di stravolgimenti futuri.

I Festival, d'altronde, servono a questo, a rimettere in discussione le nostre sicurezze e a farlo insieme a tanti altri folli quanto noi.

Poter assistere a tutto ciò fisicamente è stato speciale, pregno di significato. Per questo non posso che ringraziare Roberto, direttore artistico del Festival, per avermi coinvolto in questo viaggio e a tutti voi, che mi avete accolto come un figlio.

La fotografia ha bisogno di questo, di menti e cuori pronti a credere ancora in lei.

Se io ero lì, a raccontarvi tutto ciò, è merito anche della vostra eterna fiducia 🫶🏻

Ah si, il Festival continua: fino al 2 Luglio (qui il programma completo) avrai modo di assistere ad altri incontri con autori ed operatori culturali e visitare la mostra di persona. Facci un salto, merita davvero.

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