La mostra di "Mareterno" segna l'imprescindibile bellezza di un luogo custode di infiniti misteri

Nelle vie del quartiere Pigneto di Roma, l'arte sembra essere più che un semplice ornamento. L'aria che si respira, in quella che è tutt'ora una delle zone più frequentate da giovani e intellettuali romani, è vivace, fresca. La recente rivalutazione del quartiere, determinata anche dalla vicinanza con l'Università di Roma "La Sapienza", uno dei poli universitari più importanti del nostro paese, ha trasformato velocemente le sue strade in recipienti di cultura, arte e aggregazione sociale. Appena imboccata la piccola stradina che dalla fermata "Pigneto" della Metro C, grigissima e spoglia, ti porta alle coloratissime vie del centro quartiere, luminose e piene di gente, capiamo subito il perché questo luogo sia speciale, e quanto la fotografia sia centrale nel cuore del suo vicinato.

Non a caso, percorrendo le vie del Pigneto è facile imbattersi in gallerie, librerie e scuole di fotografia. L'offerta è incredibile, variegata. A pochi passi l'una dall'altra, si trovano mostre di fotografia concettuale, come quella di Paola Vivenzio, tutt'ora esposta a Interzone, e ambienti in cui è possibile sfogliare ampie selezioni di monografie; storie su carta che ci portano dentro narrazioni visuali di cui non eravamo a conoscenza e che, in un batter d'occhio, ci fanno desiderare di saperne di più. Qui la fotografia è sempre la benvenuta, e questa cosa mi piace un sacco.

Qualche giorno fa, proprio in quelle stesse strade, la Daylight School ha scelto di contribuire, a modo suo, alla rivalutazione del quartiere, inaugurando una galleria adiacente alla sua scuola di fotografia. Si chiama Daylight e ha aperto i battenti, a fine Gennaio, nel migliore dei modi possibili: proponendo una prima mostra fotografica dal sapore di Street Photography. "Mareterno", progetto a due mani realizzato dai fotografi Lorenzo Catena e Valeria Tofanelli, sarà in esposizione lì fino al 7 Marzo e io, da appassionato del genere, e curioso come sono di conoscere meglio Roma, non potevo perdermelo.

Ostia: paradiso o inferno?

La mostra di "Mareterno" è, come dire, fantastica! Ad accoglierci subito, all'entrata della galleria, è una fotografia, particolarissima, di Lorenzo Catena.

Nella sua immagine, due cigni, di plastica, illuminati debolmente da un lampo del flash, abbracciano, con il gesto del collo, tipicamente ricollegato all'amore eterno, l'uscita di un soggetto dalle acque del Tirreno. La scena è epica, dolce, straniante; ci guida subito, come una dichiarazione di intenti, all'interno di una narrativa che non vuole solo stupire per la bellezza dei luoghi fotografati, ma anche mostrare le potenzialità che questo lembo di terra, Ostia, nello specifico, rappresenta per Roma e per tanti romani: una dimensione spesso poco apprezzata, se non ripudiata.

"Mareterno", 2021. Immagine di © Lorenzo Catena

"Mareterno", iniziato nel Febbraio del 2020, si sviluppa leggero in quello che sembra essere uno scambio epistolare tra due amici di lunga data. Attraverso un dialogo silenziosissimo, fatto di manifestazioni colte nella loro liricità e espressioni di vita al limite del surreale, veniamo accompagnati all'interno di una fiaba in costruzione, un racconto a due voci che riesce a trovare briciole di bellezza anche nell'oggetto più profano.

«Non c'era modo migliore di iniziare», mi svela Marco Sconocchia, fondatore della Daylight School; «il rapporto umano che lega la nostra scuola di fotografia alle persone di Valeria e Lorenzo è sincero, basato su un reale apprezzamento per il loro percorso artistico e professionale. Ci sembrava quindi ideale partire subito con "Mareterno", visto che è un lavoro che conosciamo molto bene e che sapevamo avrebbe conquistato tutti».

"Mareterno", 2021. Immagine di © Valeria Tofanelli

Valeria e Lorenzo si conoscono da tantissimi anni. Entrambi di Roma, hanno fatto parte dello stesso collettivo. Condividono la passione per la fotografia di strada e la esprimono, a modo loro, con forme, toni e colori che vanno oltre le rigide regole del genere.

Volevamo riconsegnare Ostia al pubblico sotto una nuova veste, nel tentativo di ridarle valore ma anche per verificare se saremmo stati in grado di seguire un lavoro a lungo termine - Valeria Tofanelli

"Mareterno" nasce dalla necessità di entrambi di uscire fuori dalla comfort zone, da quell'immobilismo artistico che spesso porta i fotografi di strada a reiterare all'infinito lo stesso modello di immagine per paura di rendersi, con la sperimentazione, irriconoscibili a tutti.

Tuttavia, l'aspetto personale è solo una delle tante motivazioni che hanno spinto Lorenzo e Valeria a seguire un percorso simile. La loro ricerca mette radici anche nei caratteri culturali dell'impianto sociale romano. "Mareterno", oltre a stupire per gli scenari, tenta di eliminare quel luogo comune che vede Ostia un qualcosa di estraneo alla Capitale, una succursale della città eterna da ripescare solo nella stagione estiva quando «i romani trascorrono il tempo libero lontano dalle attrazioni turistiche».

«Ostia è una delle zone meno conosciute di Roma», spiegano i fotografi nell'incipit dell'omonimo volume pubblicato da Eyeshot; «volevamo quindi riconsegnarla al pubblico sotto una nuova veste, nel tentativo di ridarle valore ma anche per verificare se saremmo stati in grado di seguire un progetto a lungo termine, facendo dialogare le nostre immagini tanto diverse quanto complementari».

"Mareterno", 2021. Immagine di © Valeria Tofanelli

Nelle quattordici opere fotografiche in mostra, sette per voce, è possibile farsi un'idea generale di quella che è una ricerca molto più ampia e complessa. Tanto basta, a parer mio, per spingerci a guardare con occhi vergini una porzione di terra che non tutti conoscevamo, e di cui ora vogliamo saperne di più.

A guidarci nella perlustrazione di una Ostia sconosciuta è lo stesso animo che ha guidato i fotografi durante tutto l'arco del progetto, un animo avventuriero, indagatore, mai sazio, che non vuole fermarsi alla superficie delle cose ma scendere a fondo della questione. Per capire davvero bene un territorio, d'altronde, ci vuole tempo, bisogna fare ricerca, parlare con chi, quel luogo, lo vive ogni giorno; comprendere quando ci si trova davanti a un vicolo cieco, e cambiare, semmai, subito rotta. Noi spettatori possiamo ovviare al problema rimanendo fissi sull'immagine, per un fotografo, invece, è molto diverso.

«Eravamo partiti con l'animo del fotografo di strada» dice Valeria, in un'intervista su OTNOL, «di chi cattura il momento decisivo per poi passare oltre. Abbiamo capito in corso d'opera che quello non era il modo giusto di affrontare Ostia. Avevamo bisogno di capire meglio cosa avevamo di fronte e la soluzione migliore è stata quella di frequentare la sua gente, capirla, di stagione in stagione; uscire dal perimetro del visibile e dalla struttura convenzionale della fotografia di strada».

"Mareterno", 2021. Immagine di © Lorenzo Catena

La forza di "Mareterno", scorrendo le stampe che riempiono le sale della Daylight Gallery, è evidente. Il luogo, le persone e gli scenari, che con tanta maestria Valeria e Lorenzo hanno messo dentro le loro inquadrature, dipingono un'architettura visiva trasognante, a tratti magica; guardandole, sembra di essere a ridosso di uno stranissimo confine: un limbo immaginario, dove sogno e realtà si mischiano indissolubilmente in un legame che ci svela le profonde amenità di un luogo unico nel suo genere. Paradiso ed inferno, sacro e profano, entrambi esposti su muri di un bianco neutrale.

Meno evidente, invece, perché necessita di uno sguardo più attento, è il rapporto che le fotografie instaurano tra di loro. E questa è, a parer mio, la parte più interessante, in una mostra che vuole creare connessioni, oltre che mostrare le potenzialità di un territorio sconosciuto.

"Mareterno", 2021. Immagine di © Valeria Tofanelli

L'impostazione visuale di Lorenzo è più studiata, composta: cerca di elevare i soggetti e le situazioni discostandoli, con il flash, da ambienti, spesso, enigmatici; Valeria, invece, ha un'impostazione più narrativa, istintiva: sfrutta ampiamente la luce e il mistero che da essa ne deriva per calarci dentro atmosfere sospese.

Mareterno è un’opera lirica che riesce a trovare grazia senza sorvolare sui punti difficili. Non romanticizza il suo luogo o i suoi soggetti, ma mostra piuttosto che il mondo reale può essere complicato; che la gioia, la solitudine, la bellezza e la fragilità possono coesistere insieme - Melissa Breyer

Questo dialogo a più lingue, tra autori che si conoscono e che vogliono entrambi dettare, a modo loro, i ritmi della narrazione, potrebbe risultare, sulla carta, disturbante; eppure le voci non si accavallano mai, lo scambio di vedute si rende subito comprensibile. Il risultato che ne viene fuori è una partitura armoniosa, una serie di note musicali che ci invita a sostare di fronte all'inappuntabilità del banale e, in quel banale, trovare nuovi percorsi per capire meglio chi siamo e ciò che ci circonda.

Dovrebbe fare questo una mostra, no? Confermare certe nostre tesi o ribaltarle completamente. Farci sognare, ma anche riflettere sulle vicissitudini del nostro contemporaneo. Farci credere che la fotografia, vissuta, parlata e stampata, sottolinea lo stesso Marco Sconocchia, "possa sopravvivere al di fuori del web (spesso senza regole) e rendersi valore aggiunto, canale di contatto tra gli autori e tutti gli appassionati della materia".

L'esposizione di "Mareterno", sotto questo punto di vista, riesce benissimo nei suoi intenti e la Daylight School, a cui auguro altre mille mostre così, è il miglior contenitore che si potesse scegliere per accoglierla.

"Mareterno", 2021. Immagine di © Lorenzo Catena

Dove si trova la galleria?

La Daylight Gallery si trova in Via Macerata 36, Roma. L'entrata è gratuita. La mostra "Mareterno" sarà visitabile fino al 7 Marzo. Il calendario con i prossimi eventi, che comprenderanno, oltre a nuove mostre, anche incontri per tutti gli appassionati di fotografia, è in costante aggiornamento. Trovi maggiori informazioni sul sito ufficiale della Daylight School. Qui, invece, Instagram.

Chi sono gli autori?

Valeria Tofanelli è una fotografa romana. Il suo lavoro esplora il rapporto tra uomo e ambiente attraverso la narrazione della vita quotidiana. Affascinata dalle potenzialità del linguaggio fotografico, il suo approccio all'immagine fonde la realtà con la finzione per creare storie evocative e personali. È membro del collettivo Burn My Eye dal 2022. Qui il Sito Web e Instagram.

Lorenzo Catena è un fotografo con sede a Roma. Il suo approccio si ispira alle infinite possibilità e interazioni tra le persone e lo spazio che abitano. Dopo una formazione in architettura, sceglie di dedicarsi completamente alla fotografia. Cattura attimi di vita quotidiana lavorando con composizioni complesse ed evocative, assemblate con grande armonia. Qui il Sito Web e Instagram.

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