Una parola, una sola parola servirebbe a descrivere perfettamente il lavoro di Bruce Gilden: fotografo americano conosciuto in tutto il mondo per il suo stile unico.

Quella parola sarebbe “coraggioso”, perché ci vuole davvero coraggio ad avvicinarsi così tanto ai soggetti alla ricerca di una reazione, di uno sprazzo di spontaneità, in quei volti molte volte assenti o sorpresi. Ecco che allora un analisi su questo autore mi sembra doverosa, se non fondamentale, alla nostra crescita fotografica.

Bruce Gilden Biografia

Bruce Gilden nasce a Brooklyn, New York, nel 1946. Il suo quartiere d’origine condizionò pesantemente il suo interesse nei confronti delle persone e dei loro legami portandolo, in età matura, ad iscriversi al corso di Sociologia della Penn State University.

Il suo temperamento, e la sua voglia di “libertà”, lo spinsero ad abbandonare presto gli studi — in quel momento accompagnati da un corso di fotografia presso la scuola di Arti Visive di New York. Iniziò così ad interessarvi fortemente alla fotografia con l’acquisto della sua prima macchina fotografica: una vecchia Miranda; poi sostituita da una Leica M6 accompagnata dal suo “iconico” flash off camera.

La bravura di Bruce, unita alla sua insaziabile voglia di scattare immagini, fu un’arma vincente per il fotografo americano, che in pochissimo tempo, si trovò ad essere contattato dalla Magnum Photos. Oggi è un membro attivissimo e uno dei più prolifici in termini di workshop e dritte sul mondo della fotografia di strada.

Tra i suoi più importanti progetti ricordiamo: Facing New York (1992), Haiti (1996) e Coney Island (2002). Indimenticabili rimangono le sue fotografie alla mafia cinese e quelle nelle strade americane.

Il processo creativo di Bruce Gilden

Già in un nostro precedente articolo su questo autore, eravamo stati piacevolmente colpiti dall’abilità di Bruce di avvicinarsi ai soggetti.

Per molti questo fattore rimane ancora un mistero; un approccio che sembra nascondere chissà quali tecniche magiche apprese dal fotografo nei suoi viaggi oltre oceano.

© Bruce Gilden

In realtà Bruce Gilden è forse l’emblema della semplicità: fotocamera a pellicola, un piccolo flash off camera, tipico giubottino smanicato da safari e un sorriso enorme.

Basta così poco al fotografo americano per avventurarsi nelle strade, lontano da qualsiasi pregiudizio e con la voglia di rendere giustizia alla diversità e alla bellezza del genere umano.

La perfezione non gli appartiene. Basta vederlo tenere in mano la sua Leica M6, vicina al petto, pronta a scattare in qualsiasi momento. Perché Bruce è così, non attento al dettaglio ma fortemente interessato all’imprevedibilità della situazione.

© Bruce Gilden

Ed allora eccolo girare intorno ai suoi soggetti, cercando di creare un contatto visivo con loro, impostandosi mentalmente lo scatto per infine eseguire la sua prestazione straordinariamente coscienziosa.

Chissà cosa pensano o cosa hanno pensato i migliaia di volti catturati da questo artista. Si saranno sentiti “aggrediti”, questo è plausibile, ma non completamente colpiti nella loro privacy.

Il fotografo americano è come se agisse quasi indisturbato all’interno della folla. Ringrazia dopo ogni scatto e cerca sempre di rendere il suo lavoro il più divertente e sereno possibile. Egli sa benissimo che fotografare secondo questi schemi è pericoloso, però è anche zelante e rispettoso nella sua “missione” da fotografo. Nulla può fermarlo, la paura non gli appartiene minimamente.

Sono conosciuto per essere quello che scatta foto da molto vicino e più invecchio, più mi avvicino ancora

— Bruce Gilden

A rendere le sue immagini favolose sono soprattutto l’uso di un grandangolare, sapientemente sfruttato con angolazioni atipiche, e la luce dura, creata dalla commistione del lampo del flash con la luce naturale. Il risultato che ne viene fuori è iconico: volti catturati nella loro spontaneità che evidenziano la diversità e la bellezza del genere umano.

© Bruce Gilden

Paura, ansia, gioia e dolore vengono subitamente fuori, slegando così l’artista da quella rigidità data dalla messa in scena di una situazione precostruita. Veniamo rapiti, estasiati e sbigottiti dalle fotografie di questo autore che non fa altro che sbatterci in faccia la società odierna in tutte le sue sfaccettature, in tutta la sua energia coinvolgente.

Cosa ci insegna Bruce Gilden sulla fotografia?

Ed eccoci arrivati alla fine di questa entusiasmante avventura nel mondo di Bruce Gilden: un fotografo che può dirci ancora molto, pur essendo passati tanti anni dalle sue più belle produzioni.

E lo dico non tanto per le sue immagini che rimangono comunque iconiche e ricche di fascino, ma più che altro per il suo modo unico di concepire la fotografia nella sua forma più essenziale.

Perché la semplicità, il sorriso e la caparbietà di questo autore ci colpiscono positivamente, lasciandoci il desiderio di provare ad agire come lui almeno una volta nella vita. Lo so, non tutti siamo pronti a muoverci indisturbati all’interno della folla e pronti ad “accecare” i nostri soggetti con il nostro flash.

Ci vuole coraggio. Ci vuole molta passione per praticare questo genere fotografico.

Ma provare non costa nulla. Esistono fotografi che tutt’oggi sfruttano il flash in queste condizioni per variare il loro stile, o semplicemente per renderlo unico. Se però questo forse troppo per voi, Bruce ci lascia un altro importante insegnamento: quando siete per strada divertitevi e abbiate rispetto per i vostri soggetti.

Essi vi offrono un opportunità irripetibile e per questo andrebbero tutelati e coccolati. Insomma, per concludere, che il flash sia con voi!

Il dietro le quinte della famosa fotografia di Bruce Gilden
Siamo stati tutti almeno una volta nella vita attratti da quel mondo tanto misterioso della mafia e dei suoi artefici. Ma non tutti come Bruce Gilden sono riusciti ad inserirsi in quel ambiente da osservatore passivo scattando, tra le altre cose, una delle sue più belle ed intriganti immagini di
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