Questa settimana ho finito di leggere “Fotografia e arti visive”, un libretto di circa 100 pagine in cui Claudio Marra, critico e professore di fotografia, disquisisce sul tema dell’artisticità del mezzo fotografico.

La fotografia, come ben sai, non è da sempre stata considerata una forma d’arte. Fin dalle sue origini è stata messa sul banco degli imputati ed accusata, dai suoi detrattori, di essere uno strumento finalizzato alla sola registrazione e documentazione della realtà, e niente più.

Claudio ha passato molti anni ad analizzare il fenomeno in questione e ha dato vita, nei primi anni del XXI Secolo, ad alcuni tra i saggi più influenti sul tema. “Fotografia e arti visive” fa parte di questi.

Ora, non mi dilungherò più di tanto narrandoti tutti i particolari della sua ricerca e di quelle che sono state le sue scoperte (Claudio ha speso 10 anni della sua vita in questo, riassumerti tutto in poche righe mi sarebbe impossibile), ma ti dirò brevemente cosa penso di questo libretto e il perché dovresti metterlo immediatamente nella lista dei tuoi desideri.

“Fotografia e arti visive” tenta, riuscendoci, in grossa parte, a finalizzare, spiegandoci come e perché, quello che è il desiderio più grande della fotografia: trovare la sua indipendenza nel settore artistico.

Claudio inizia il suo percorso critico mettendola a paragone con le altre arti, soprattutto la pittura, da sempre vittima, per molti critici, dello strapotere del mezzo fotografico e del sopraggiungere di nuove modalità di interpretazione della realtà.

Il processo che porta la fotografia a diventare una forma d’arte autonoma è un processo lungo e tortuoso: coinvolge gli artisti, ma anche il periodo storico; mette in evidenza nuovi percorsi da analizzare, ma spesso sfrutta anche quelli passati, rivoluzionandoli e rimescolandoli nel piatto.

Sono tanti i fattori che cambieranno le sorti della fotografia nel tempo e Claudio, con grande abilità e capacità descrittiva, ce li evidenzia tutti, in diversi capitoli e con diversi esempi.

Se dovessi riassumerti i macro temi di “Fotografia e arti visive” ti direi che sono: il divario tra rappresentazione e presentazione della realtà, appoggiate da due tesi di due grandi critici della fotografia, la contrapposizione tra il termine “indice” e “traccia” e la rivoluzione visiva attuata nell’ambito sociale.

Sono temi importanti, ancora oggi molto discussi, e che ci lasciano presagire, fin dalle prime pagine, una non quasi risoluzione della questione. Perché, come ci dice lo stesso Claudio, e come potrai notare pure tu, la fotografia riesce a contemplare magicamente tutte queste tesi e a farle proprie.

È uno strumento elastico che si adatta, come nessun altro, a tutte le situazioni in cui viene messo alla prova. Può essere un mezzo artistico, si, ma anche un mero strumento di propaganda o di pubblicità: è questa ambiguità a rendere lo strumento fotografico l’invenzione più magnifica della storia umana.

Ho apprezzato molto questo volume, le sue tesi e i suoi esempi storici. Molti altri della sua specie analizzano solo brevemente questo fenomeno, rinchiudendolo nella sfera del “pittoricismo” e lasciando tutto il resto nell’aria.

Non ne analizzano la condizione attuale (tra new media e voyeurismo) e si perdono in sofismi inutili. Claudio invece c’è dentro, con tutto se stesso e riesce a parlacene in maniera più che esaustiva.

Alla fine del libro questa ambiguità, questo potere biunivoco della fotografia, ci viene riproposta e sottolineata ancora di più e ci fa riflettere pensare che tutti questi nuovi orizzonti fotografici, fatti di interpretazioni ancestrali e trasognanti della realtà, erano presenti fin dalla costruzione del primo mezzo fotografico (vedi Bayard e il suo autoritratto).

La cultura, il tempo e la follia di alcuni autori ha però aiutato a farli venire fuori definitivamente. La macchina fotografica sarà pur un oggetto, ma il suo fine, e le sue potenzialità, possono essere mediate solo da menti pronte a cogliere la sfida.

Se sei alla ricerca di un testo che tratta il tema dell’artisticità della fotografia, del suo rapporto con le arti e del suo ruolo all’interno della società, devi assolutamente prenderlo. Sono sicuro che ti aprirà gli occhi — o ti creerà ancor più confusione, ma si sa, i saggi sono così.

A presto e buona lettura.

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