È sbarcato ufficialmente su Vimeo Fill the Frame: documentario sulla Street Photography girato da Tim Huynh e che vede protagonisti otto tra i più influenti fotografi di strada contemporanei al mondo. Vi ho fatto da cavia. L’ho visto e oggi ve ne parlo in questa breve recensione senza peli sulla lingua.

Può accadere di tutto in uno scatto — Melissa Breyer

Di documentari sulla fotografia ce ne sono a bizzeffe: spaziano dall’analisi storico artistica di un movimento, fino a toccare le biografie di importanti autori di riferimento. Sulla Street Photography, invece, c’è ben poco.

Non è una novità per noi amanti del genere. Siamo stati abituati nel tempo a venir tacciati di essere adoratori di un culto non capito, non apprezzato da tutti. La fotografia di strada è un genere che ami o che odi, non esiste una via di mezzo, e chi si ritrova a dover dare un opinione da esterno, cade spesso nella trappola del fraintendimento o della superficialità.

Serviva avere un prodotto che ci permettesse, e che permettesse agli altri, di poter conoscere anche una piccola oncia della varietà di questo mondo e Fill the Frame, nella sua semplicità, ci riesce a pieno.

Il documentario di Tim Huynh nasce da una raccolta fondi durata qualche mese. Il regista ha fin da subito messo in chiaro la sua idea: parlare di fotografia di strada attraverso il filtro particolareggiato del fotografo di strada contemporaneo.

Questa sua missione è evidente già dai primi minuti: Tim segue otto fotografi di fama internazionale — o almeno, lo sono per noi, amanti del genere, per altri dei perfetti sconosciuti — alle prese con le loro scorribande nell’impianto cittadino newyorkese.

Girano con la loro Leica e, tra uno scatto e l’altro, si fermano a parlare con il regista, spiegandogli che emozione provano quando premono il “grilletto”. Tutto questo mentre i loro soggetti, attoniti, li guardano per qualche secondo, per poi tornare alle loro attività.

Non potete credere alla goduria provata mentre guardavo, in alta definizione, le immagini di questi straordinari fotografi. A scorrere lì sul mio schermo, neanche a dirlo, alcune delle migliori fotografie scattate da quest’ultimi (il documentario, pur essendo un prodotto culturale, rimane pur sempre una vetrina importante per loro, sarebbe stupido non approfittarne).

Ma Fill the Frame non si ferma solo alla materia della “presa sul campo”, anzi, spazia meravigliosamente su altri terreni, come quello della biografia degli autori e della storia del genere, suffragata, dalla presenza, e dalle parole, di mentori come Joel Meyerowitz, Westerbeck e Richard Sandler.

In pochi minuti si passa da Garry Winogrand al contemporaneo Dimitri Mellos. Il ritmo è serrato, concitato, e i toni sono tutt’altro che seriosi: perché la Street Photography non è un genere serio, pretenzioso, ed è proprio questo a renderlo “sbagliato”, diverso da tutto quello a cui siamo stati indottrinati nel tempo.

Paul Kessel in azione, durante le riprese di “Fill the frame”, 2020

Certo. In un’ora è difficile poter dare un’idea completa e soddisfacente di tutti gli apparati che sorreggono questa visione del mondo, ma il regista per certi versi vuole lanciarci dei piccoli segnali, facendoci capire che si, questi mostrati sono otto tra i migliori, ma esiste ben altro, molto altro, che potrebbe essere scoperto con una semplice ricerca su Internet.

La Street Photography è un genere vario e come tale, un solo prodotto, non può descriverlo nella sua totalità.

Il documentario non è esente da difetti, capiamoci. Ci sono dei piccoli problemi legati alla color correction o ai sottotitoli che, di punto in bianco, decidono di scomparire del tutto (per fortuna l’inglese parlato è comprensibilissimo).

Ma niente di tutto questo incide negativamente sul documentario che, in fin dei conti, riesce a far meglio di molti altri prodotti, soprattutto di quelli girati da case importanti, e con al centro autori acclamati, ma con alle spalle un budget enormemente superiore.

Una vittoria per gli appassionati e un punto in più per il cinema indipendente, che nell’ultimo periodo, si sta dimostrando la fucina di interessatissimi progetti di natura culturale.

In definitiva ve lo consiglio. Forse uno dei migliori prodotti a tema Street Photography creato fino ad ora. Lo trovate su Vimeo. Può essere acquistato o affittato per circa 8 euro.

I protagonisti del documentario

Melissa Breyer

Fotografa di origini californiane. Si avvicina alla fotografia dopo aver rinunciato ad intraprendere la carriera da pittrice. Il suo stile è incentrato sulla narrazione di momenti emotivamente accattivanti e ricchi di mistero. Il suo progetto “The Watchwomen” rappresenta un’ottimo esempio di come possa essere possibile creare un progetto a tema Street.

Portfolio

Dimitri Mellos

Fotografo di origini greche. Studia Psicologia e Filosofia. Si avvicina alla fotografia da piccolissimo, scattando le prime immagini con una Kodak Instamatic. Il suo stile è caratterizzato dalla presenza di molti soggetti nella sua inquadratura. La luce, come anche il colore, fanno da cornice ad una narrazione molte volte ricca di mistero e fascino. Le sue fotografie sono tutte da gustare - magari con un bel caffè a fianco.

Portfolio

Jonathan Higbee

Definito il fotografo delle coincidenze. Unisce perfettamente, con un talento quasi innato, il comparto stradale con i soggetti umani, creando, meravigliosamente, delle situazioni buffe e molto divertenti. È tra i fotografi di strada più seguiti sui Social Networks.

Portfolio

Julia Gilliard

Fotografa americana. Studia all’International Center of Photography di New York. Il suo stile è molto vario, colorato: punta spesso lo sguardo su scene ricche di malinconia e, a volte, surreali. Cosa si nasconde dietro l’animo umano? Non lo sapremo mai, ma con le sue foto ci avviciniamo un pò di più verso la verità dei fatti.

Portfolio

Lauren Welles

Fotografa freelance di base a New York. Il suo stile punta su composizioni complesse e caotiche. Il tono delle sue immagini è molto leggero: si nota una grandissima predisposizione per l’assurdo e il buffo, senza però lasciarsi scappare, quando l’occasione si presenta, scene più romantiche o dolci.

Portfolio

Mathias Wasik

Fotografo di origini tedesche. Vive a New York dal 2015. È ambassador ufficiale di Ricoh. Il suo stile è legato ad un estetica molto Kitsch, con la presenza di colori accesi e scene davvero surreali - quasi ridicole a volte nelle loro rappresentazioni grottesche. Tra tutti, forse quello che si avvicina di più ai suoi soggetti.

Portfolio

Melissa O’shaughnessy

Fotografa americana. Si laurea in giornalismo all’università di St. Thomas. Il suo stile è indirizzato verso tutto quello che rende curiosa la varietà del genere umano. L’uomo è sempre presenti nei suoi scatti.

Portofolio

Paul Kessel

Fotografo americano. Tra tutti gli otto è quello con più esperienza (un modo diverso per non dire che è il più anziano). Il suo stile è iconico. All’interno della sua inquadratura scene auratiche, bizzarre e follemente composte, in un modo che sa solo lui. Come fai Paul?

Portfolio
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