Fin dall’inizio delle nostre prime passeggiate fotografiche ci siamo sentiti dire da uno sconosciuto: “la prospettiva cambia davvero tutto!” — nella vita come nella fotografia. L’avrete sentita pure voi. L’avrete letta in qualche sgangherato sitaccio di fotografia sparso nel web — di quelli che prende frasi iconiche, di uomini iconici, e le getta nei propri canali, come se fossero pezzi qualunque di frammenti di vita generici.

I più fortunati l’avranno sperimentato nel campo, altri ne avranno soltanto percepito le potenzialità. Di certo però Bresson, padre del fotogiornalismo e fautore dell’istanza del “momento decisivo”, al momento di questa sua dichiarazione, l’aveva vista lunga. Ed ecco che qui la domanda sorge spontanea: quanta verità c’è in quello che dice?

Un piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo… per la fotografia che stiamo scattando!

Quando siamo per strada, siamo abituati a farci rapire dai momenti e a farci colpire dalle sensazioni che partono dal nostro stomaco — come un pugile che prontamente incassa e restituisce il colpo.

Ci sentiamo profondamente immersi in quello che stiamo facendo ed allora è così facile dimenticarsi che, in quell’istante catturato dalla nostra fotocamera, c’è tutto: la nostra cultura, le nostre emozioni e un pizzico di sarcasmo/magia che non basta quasi mai — la nostra vita in parole povere.

© Gianluca De Dominici

Capita così spesso che ci posizioniamo alla meglio e scattiamo: incuranti della prospettiva, della forma e del contenuto. Il risultato? Molte volte quello che non ci aspettavamo minimamente di avere — nel bene e nel male. Cosa abbiamo sbagliato? Un parametro? Un taglio errato? Ce lo chiediamo subito, ma la risposta è quasi sempre la stessa: siamo stati troppo frettolosi nello scattare.

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