Ci sono esempi in fotografia che fanno la differenza: fotografi, lavori e punti di vista che hanno cambiato il mondo, e che continuano a farlo, grazie alla loro aurea di invincibile imperscrutabilità.

Nel mio percorso da studioso ne ho incontrati tanti: c'è stato Robert Capa, con i suoi reportage di guerra, e Robert Frank, con il suo diario fotografico: autori che mi sono entrati nel cuore e a cui riverso gran parte della mia gratitudine per avermi fatto conoscere una faccia della fotografia prima sconosciuta.

Con loro, e con molti altri, mi sento a casa e so di star percorrendo la giusta via.

Di recente ne ho incontrato un altro, di grande fotografo, un certo Chris Killip, che in quanto ad occhio e perseveranza non è da meno a questi due sopracitati.

Leggendo la sua storia mi sono domandato cosa spingesse una persona come lui, con una carriera avviata, un buon posto dove dormire e una discreta agiatezza economica ad abbandonare tutto, tornare nella sua terra di origine, l'isola di Man, e documentare fotograficamente il difficile periodo sociale a cui l'Inghilterra stava andando incontro.

Scandagliando tra gli archivi di un vasto ed infinito raccoglitore di informazioni qual è internet, non ho trovato una vera risposta, ma mille spunti, per ragionare su temi ed immagini che ci vedono partecipi di una storia coinvolgente fino all'inverosimile.

Ma cos'ha fotografato Chris Killip? E perché te ne parlo oggi in questo articolo?

Stammi a sentire.

"In Flagrante" di © Chris Killip

Erano gli anni '70, l'inizio dell'epoca Thatcher, un momento storico per cui una delle potenze politiche più influenti del mondo iniziava a fare i conti con le spese incommensurabili di due Guerre Mondiali.

Chris era affascinato dalla bellezza di questa terra forgiata dal mare e dalle tempeste. L'isola di Man viveva in un'ecosistema particolarmente atipico, lontano dagli agi di Londra e dalle bellezze naturali della Scozia, eppure, politicamente, era centrale nell'economia del suo paese.

Le sue industrie giocavano un ruolo fondamentale nella produzione di beni di prima necessità e la pesca, indispensabile per la sopravvivenza delle sue famiglie, faceva da capostipite in un territorio disadorno e spesso spietato con i più deboli.

Di politica ed economia in quel periodo, Chris Killip, ne capiva ben poco, ma di fiuto per la storia, devo dirlo, ne aveva da vendere.

Il fotografo aveva tutto, un lavoro e una casa, ma decise comunque di tentare, di dar per una volta ascolto al proprio istinto. Prese il primo volo, destinazione isola di Man, per fare della fotografia il suo mestiere.

Non più assistente di qualcuno, ma protagonista delle sue storie.

A muovere il fotografo nel suo intento documentaristico non fu la consapevolezza di voler registrare il passaggio generazionale di una terra destinata al cambiamento, ma l'importanza di conservare un qualcosa che fosse molto più profondo, un simbolo che sarebbe stato, nel breve o lungo periodo, corrotto dal tempo e destinato all'oblio.

D'altronde era impossibile poter prevedere un totale collasso di una realtà ben solida come quella delle industrie in tempi così veloci e anche lui, per certi versi, davanti al disastro, ne rimase sconvolto.

Il suo grande racconto sull'Isola di Man, diventato poi "In Flagrante", una raccolta di fotografie recentemente ristampata da Steidl, ci narra quindi la vita quotidiana di questo popolo, attraverso una chiave molto intimistica, dura ed umana.

Chris Killip racconta di aver passato inutilmente i primi sette anni del suo lavoro nel tentativo di fotografare queste persone senza prima farsi ri-conoscere. I giornalisti erano una bella seccatura in quel periodo e i pescatori, come anche gli operai, li allontanavano malamente dai loro affari.

Spesso, i loro traffici, erano illegali, e di polizia e giornalisti da strapazzo, come puoi ben capire, se ne faceva tranquillamente anche a meno.

"In Flagrante" di © Chris Killip

Chris Killip non voleva lasciare subito la presa, così tornò, più ostinato che mai, negli stessi luoghi, ogni giorno, per scattare le sue fotografie. Gli abitanti però, di farsi protagonisti delle sue immagini non ne volevano proprio sapere.

"Chi sei? Qui non sei il benvenuto!"

Le uniche fotografie che riuscì a portarsi a casa, in sette anni di duro lavoro, furono marginali: pochi dettagli di ambienti sordidi e deturpati dall'intemperie. Rispetto al grande racconto che lui aveva immaginato di questa terra c'era davvero ben poco.

Chris stava per abbandonare tutto, tornare in America e cambiare totalmente vita. Il destino, però, lo voleva ancora lì e come nelle migliori storie, condite di legami e di strani incontri, essere al posto giusto, nel momento giusto, riapre clamorosamente ogni narrazione.

Nel bel mezzo di una normale serata passata in un locale notturno, si avvicinò a lui uno degli abitanti, lo riconobbe al bancone e gli chiese il motivo di tanta determinazione nei suoi appostamenti.

Chris gli spiegò tutto e da lì nacque un'amicizia che gli permise di continuare la sua opera ed entrare dentro ambienti e contesti prima inaccessibili.

La stessa determinazione che prima sembrava essere inutile e cieca, quasi un peso per la sua persona, divenne il trampolino di lancio per il suo progetto.

Tutti, vedendolo ora, riconobbero finalmente quel "fotografo con una scatoletta attaccata al collo": non era più un estraneo, ma parte della famiglia.

"In Flagrante" di © Chris Killip

Questa storia è incredibile perché fatta di predestinazione, fiuto ma anche di una cocciuta consapevolezza di voler diventare a tutti i costi testimone di qualcosa, della storia dell'umanità.

In quegli ultimi anni di "In Flagrante" (scattò dal 1973 al 1985) Chris si immerse completamente nella quotidianità dell'Isola di Man. Fotografò ogni giorno, mappando diversi luoghi e cercando di costruire un'enorme atlante di situazioni ed ambienti in cui l'uomo e la natura ne facessero da padroni.

Non solo fotografia di strada, ma anche paesaggio e ritratto.

Le immagini di Chris Killip, come puoi ben vedere, sono forti, lancinanti e struggenti. I soggetti sono come isolati in contesti quasi danteschi, in cui il mare, le strutture e gli interni prendono vita, bollono di tensione, e costruiscono delle narrazioni che non lasciano scampo agli osservatori.

La natura, incontaminata e febbrile, accoglie lo spettatore, per poi rigettarlo, in un moto infinito in cui emozioni contrastanti si insinuano dentro le nostre ossa, creandoci un subbuglio interno tale da farci sussultare dalla sedia.

Chris è molto vicino alle scene da lui inquadrate. Vuole entrarci, vuole capirle.

Il suo banco ottico ci spinge ad indagare, a prendere parte al contesto, e a farci chiedere quanto dolore e sofferenza stiano provando questi operai, pescatori e cittadini, alla prese con un cambiamento non dovuto, non richiesto.

La de-industrializzazione ha distrutto intere famiglie e negli occhi di questi soggetti c'è tutto il rancore e il timore di star entrando prepotentemente in un territorio sconosciuto, in cui il futuro è incerto, soprattutto per i loro figli.

Visi dispersi, speranze perdute...oppure no?

"In Flagrante" di © Chris Killip

"In Flagrante" non è una storia che vuole essere pienamente triste.

C'è una luce in fondo al tunnel e la puoi vedere tu stesso negli occhi e nei visi di questi bambini, accompagnati dai padri o dalle madri, che pur piccoli ed indifesi, guardano il mondo, con ottimismo e sfida.

Un rovescio della medaglia che ci ricorda che esiste sempre un momento nella nostra vita in cui tutto ci va contro, in cui tutto sembra volerci vedere a terra: noi, seppur abbattuti, abbiamo sempre la possibilità di poterci rialzare: ora o in futuro, non conta quando e il dove, ma solo il come.

Chris Killip ha vissuto tutto questo, con amore e con passione, e con la pressione addosso di chi, alle prime armi, non poteva sviluppare immediatamente le sue fotografie.

Ha scelto di farlo non mettendo la sofferenza in primo piano, ma lasciando intravedere tutta la fierezza di un popolo e di un contesto che non voleva mollare.

Non demorse mai, neanche quando fu picchiato ed insultato per una fotografia di troppo. Rimase sempre lì, finché l'ultimo rullino non fosse completato.

Non preoccuparti del talento. Trova qualcosa a cui tieni davvero - Chris Killip

"In Flagrante" è una parabola importante per chi vuole fare il fotografo nella propria vita.

Seguire il nostro fiuto può fare la differenza, ma senza determinazione, un obiettivo e una pazienza sconfinata non si va da nessuna parte.

La fotografia non è un mix perfetto e cercare di capirla è una sfida impossibile.

Scegliere di seguire un percorso e di farlo con costanza, amore e consapevolezza è l'unica soluzione contro una produzione fotografica ormai quasi allo sbaraglio. Si può essere talentuosi, si, ma questo, a volte, non basta.

Essere fotografi è una questione di responsabilità e Chris, pur non totalmente consapevole delle sue capacità, e a cosa sarebbe andato incontro, lo capì fin dalle prime immagini scattate.

La pazienza lo aiutò. Il tempo gli permise di capire la realtà dei fatti.

Cosa spinse Chris Killip, alle fine dei conti, ad abbandonare tutto?

Una risposta razionale al nostro quesito iniziale, come ben vedi, non c'è, ma quello che è certo è che qualcosa in noi, nel profondo, è stata ri-svegliata. Una forza interiore, che da ora in poi, sarà un motore per le nostre vite.

Le fotografie di Chris Killip mi hanno sbalordito e hanno, senza mezzi termini, cambiato il mondo. Il suo contributo rimarrà per sempre impresso nelle nostre menti.

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Note ai margini su Chris Killip ✍🏻
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