Il mare è un concetto astratto, mutevole.

In "Sale", Simone Morelli, cerca di sondare il legame che ci tiene ancorati a questo padre, spesso, anaffettivo, spietato, attraverso una serie di immagini dal forte richiamo onirico ed ancestrale.

Come un naufrago appena sbarcato, dopo anni di navigazione forzata, sulla terra ferma, Simone costruisce un vero e proprio diario di bordo che rimette in discussione le sensazioni provate, fino ad ora, nei confronti degli abissi marini.

Con un fare claudicante ed incerto cattura volti, paesaggi, ombre e sfumature. Tutto lo attira: il diverso, il nuovo, il mistero e l'inquietudine; tutto è utile a riscoprire se stesso e il mondo che lo ha accolto un tempo.

Le sue sono immagini che strizzano l'occhio alla narrativa di Trent Parke, e che ci fanno immergere in una zuppa salata condita di reminiscenze, visioni, allucinazioni e ricordi: un messaggio trovato in una bottiglia consunta dal sale marino e scovata, per caso, sulla battigia della spiaggia.

In "Sale" ogni considerazione sul tema marino viene filtrato, e modificato, dall'esperienza dell'autore, dando vita ad una narrazione introspettiva che ci tiene magneticamente attaccati alle gesta di questo improbabile Ulisse.

Una serie che fa del mare, e della vita, il suo connubio migliore.

Fotografie di © Simone Morelli (IG: morelli.simone.photography).

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