Gli Americani amano le macchine. Motori ruggenti, dalle linee vertiginose, che masticano l'asfalto e che gridano, a gran voce, un'appartenenza ad una dimensione simbolica ben precisa, quella dei marchi automobilistici.

Le macchine hanno assunto nel tempo un ruolo ritualistico. Queste vetture, prima utilizzate solo per lo spostamento nell'impianto cittadino, sono diventate ben presto dei luoghi in cui esprimere se stessi e il proprio ego: dei feticci, da curare e preservare come se fossero membri della nostra stessa famiglia.

Nelle autovetture ci viviamo, ci spostiamo, ci sentiamo al sicuro e diamo sfogo alle nostre fantasie più recondite. Sono un prolungamento di noi stessi. Sono, forse, la prima dimostrazione pubblica di uno stato sociale o di un atteggiamento interiore.

In "Drive" Andrew Bush sublima al massimo questi concetti, documentando, in maniera sardonica, e a volte cruda e poco ortodossa, questo profondo amore degli Americani per le automobili, ma anche per il viaggio on the road: il più lungo, godibile ed aperto al racconto.

"Drive" di © Andrew Bush

I protagonisti delle sue immagini sono viaggiatori che affrontano, concentratissimi, questi lunghi pellegrinaggi in automobile, verso una meta imprecisa, oscura.

Andrew ha percorso, a velocità sostenuta, le principali strade americane, quelle delle narrazioni cinematografiche, dove ogni giorno passano migliaia di macchine, di tutti i tipi, grandezze e colori.

Le ha osservate da lontano, prima di avvicinarsi, provando a cogliere ad occhio nudo tutte quelle manifestazioni che avrebbero prefigurato una buona fotografia, come una targa particolare o un colore acceso della carrozzeria.

Le scene catturate sono le più disparate ed inaspettate. Persone intimorite dal traffico. Padri di famiglia intenti a chiacchierare con i propri figli. Donne che si prendono una pausa schiacciando un pisolino. E chi più ne ha più ne metta.

Un enorme raccoglitore di volti, di esperienze e sensazioni che sanno di ricerca sociologica, ma anche di arte nascosta nella quotidianità.

Non è la prima volta che un'artista affronta questo filone narrativo. Già in passato, fotografi del calibro di Robert Frank o Walker Evans, avevano viaggiato, in macchina, per raccontare l'America.

Andrew però ha trovato, dopo varie peripezie, e forse qualche denuncia, una chiave di lettura atipica: si è posto parallelamente ai viaggiatori, accostandosi a loro come se fosse un turista, un alieno, pronto ad aggiungere dei nuovi pezzi al suo eccentrico Safari stradale.

Li ha braccati, catturati e ripresi quando meno se lo aspettavano. Li ha resi delle star al centro dell'attenzione.

Le macchine, dopotutto, non hanno ancora strumenti adeguati per proteggersi da possibili paparazzi ed Andrew, ossessionato dal tema del difficile rapporto tra pubblico e privato, ci ha sguazzato agevolmente.

Una delle pagine di "Drive", di Andrew Bush. Fonte © Photobookjournal.com

In quelle autovetture c'è parte della storia di queste persone: ogni ammaccatura, sporcizia, copertone o specchietto, raccontano qualcosa, ci fanno immergere dentro i mondi di questi perfetti sconosciuti.

Vederli scorrere dentro queste inquadrature ci fanno sentire a nostro agio, parte di un viaggio immaginario di cui non conosciamo l'esito, né la destinazione. Mille storie pronte a ricevere una svolta, brusca o lieve che sia.

Noi, spettatori di questo passaggio repentino di possibili attori, assassini o comparse, li osserviamo dall'esterno, come dei giudici imparziali.

Proviamo a calarci nei loro panni, chiedendoci quello che si chiederebbe chiunque di fronte ad un giallo televisivo: "Dove staranno andando? Quella macchina è la loro? Cosa avranno nel bagagliaio o nascosto nel cruscotto?".

Nessuno lo sa, eppure la curiosità non si esaurisce...mai...ma si protrae da immagine ad immagine: più sfogliamo le pagine e più ne vogliamo vedere.

Un progetto semplice, lineare e che riesce perfettamente nel suo intento: darci una possibile interpretazione della società partendo dalle macchine, i mezzi più comuni al mondo. Fotografie che mi hanno piacevolmente stupito!

Parte delle mie intenzioni nel realizzare queste fotografie, farle circolare e mostrarle a grandezza naturale, era di gonfiare l'ordinario, per rendere tutti una celebrità sotto sorveglianza. Credo di esserci riuscito.

Chi è Andrew Bush?

Andrew Bush è un fotografo di origini americane. Si laurea in fotografia alla Yale nel 1982. Il suo lavoro è stato esposto al MOMA, al Victoria & Albert Museum e alla George Eastman House. Puoi vedere altri suoi lavori sul suo Sito Web.

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