Alla fin fine si torna sempre da Henri Cartier-Bresson. Il fotografo francese, tra i soci fondatori della Magnum Photos, è un vero e proprio mito per noi amanti della fotografia di stampo umanistico.

La sue immagini, ricche di pathos e di energia, ci hanno raccontato alcune delle più belle e struggenti storie della nostra umanità. Il suo stile, curato nei minimi dettagli, è ancora oggi frutto di numerosi studi e di accesi dibattiti.

Tutto ci porterebbe a pensare che Henri, più che un uomo, sia un personaggio invincibile, perfetto rappresentante di una cerchia indefessa di aitanti autori, ma se scaviamo a fondo, in quelle che sono le sue biografie ed interviste, scopriamo che anche lui, come noi, è umano: anzi, umanissimo.

Come per ogni fotografo che si rispetti c'è anche per lui la FOTOGRAFIA, quella prima testimonianza del suo talento cristallino condiviso con il mondo ancor prima che conoscessero tutti il suo nome.

Ti parlo di “Uomo in bicicletta”, l'opera prima di Bresson.

Quel colpo d’occhio che diede inizio alla carriera di Henri Cartier-Bresson…

Lo ammetto, mi sono sempre chiesto cosa ci trovassero tutti in questa fotografia.

Scorrendo nell'enorme archivio realizzato da Henri Cartier-Bresson durante tutto l'arco della sua carriera potrei citarti tante immagini, tante situazioni, ma questa, sinceramente, sarebbe una delle ultime coinvolte nel nostro dialogo.

Credo che gran parte della mia incomprensione nei confronti di quest'immagine sia nata, in passato, dalla poca duttilità del mio bagaglio culturale - ora, per fortuna, ampliato - e da una scarsa considerazione da parte della critica italiana.

Uomo in bicicletta” è una fotografia, a primo impatto, semplice, scarna nel contenuto, ma non per questo inespressiva, vuota.

Guardandola bene, con rinnovato interesse, posso ora scorgene alcune delle più incredibili verità sul come nasca una fotografia di successo. Parlatene oggi è quindi un modo per sconfessare, apertamente, una mia prima impressione errata.

© Henri Cartier-Bresson, Francia 1932

Bresson scattò quest’immagine nel 1932, un anno dopo quel famoso viaggio in Africa che lo portò a prendere l'ardua e criticatissima decisione di diventare un fotografo professionista (o almeno di provarci).

L’artista francese era alla prime armi e come ogni fotografo che imbraccia, inesperto, uno strumento sconosciuto, il primo campo di battaglia è sempre quello fuori casa, nel caso di Bresson: le strade della sua Francia.

In quel di Hyères, il giovane fotografo, fu catturato dalle linee di una scala che divideva la strada in due parti, permettendo ai passanti di attraversare verticalmente la città da un piano all’altro.

Già in altri scatti di quel periodo si era vista la predisposizione di questo autore nell'unire, con abilità pittorica, le linee e le forme del contesto cittadino per creare, con l'ausilio di un elemento dinamico, una scena ricca di energia e armonia.

Qui, questo concetto, viene portato all'estremo delle sue conseguenze.

La composizione è la coalizione simultanea, la coordinazione organica degli elementi visivi.
- Henri Cartier-Bresson

In questa immagine il vero e proprio “istante decisivo”, non ancora ben strutturato nella mente dell’artista, prende largo piede, regalandoci un momento irripetibile nella storia della fotografia mondiale.

Il soggetto principale scorre veloce, come una fantasma, nell'angolo alto a sinistra dell'inquadratura. Le scale, vorticose e dalla struttura eccentrica, fanno da quinta, guidando lo sguardo nella giusta direzione.

L’immagine è perfettamente bilanciata, come se il fotografo francese avesse pre-visualizzato, prima di scattare, uno "schema a sezione aurea" riuscendo, grazie alla presenza di un soggetto inaspettato, a rendere ancora più iconico e meraviglioso questo istante di vita quotidiana.

Nel cinema si direbbe "buona la prima" anche se qui, Bresson, aspettò molto tempo e scattò molte immagini prima di arrivare a questo risultato: segno di come, una fotografia di successo, sia frutto di numerose considerazioni, e non solo un colpo di fortuna.

Una prima opera che ci lascia attoniti, per la bellezza e la precisione. Una fotografia degna della storia di uno dei più grandi.

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