Una scommessa fotografica arrivata in stampa solo quarant'anni dopo dalla sua realizzazione sul campo.

Il destino gioca a volte strani e brutti tranelli.

Sarà capitato anche a te di desiderare ardentemente qualcosa senza però mai riuscire a portarla a compimento, come se una causa di forza maggiore, invisibile all'occhio nudo, si frapponesse tra te e il raggiungimento del tuo obiettivo.

Questi muri, apparenti e colossali, sono difficili da abbattere e come fotografi ci ritroviamo costantemente a doverli scavalcare, incuranti di quello che ci aspetterà dall'altra parte della barriera. Spesso, il risultato, ci porta ad un'unica conclusione: per quanto ci affanniamo ad arrivare all'apice, il premio non è garantito.

Non Recensiti di Gabriele Basilico (1976) è la metafora perfetta di questo concetto: un lavoro fotografico sui Night Club milanesi a cui Gabriele teneva tantissimo, ma che per due stupide ragioni, burocratiche e personali, non ha mai visto la luce.

Recentemente grazie alla cura di Giovanna Calvenzi, moglie di Gabriele, e di Humboldt Books, editore, è stato possibile ripescarlo dall'archivio, dandoci così una visione su Gabriele che nessuno si poteva mai immaginare.

Un Gabriele Basilico in veste di fotoreporter.

Non Recensiti (1976-1980) di © Gabriele Basilico

Non Recensiti è un racconto in bianco e nero, viscerale ed allegro, dei Night Club milanesi di fine anni '70.

La sua storia ha dell'incredibile e del profondamente umano.

Tutto inizia per puro caso, in una Rimini dal fascino intramontabile.

Gabriele era all'inizio della sua carriera fotografica e come tale accettava qualsiasi tipologia di lavoro pur di poter continuare a sperimentare con la macchina fotografica e, nel mentre, guadagnare qualcosa con cui sopravvivere.

Nel 1976, per conto di una rivista, accetta di fotografare il Grand Hotel di Rimini, luogo simbolo della Dolce Vita felliniana - fu girato lì parte di Amarcord - e crocevia di storie e personaggi oggi emblemi della nostra italianità.

Durante la realizzazione del servizio, incontra nella hall dell'albergo due ballerini acrobati che lo invitano a vedere, una di quelle sere, il loro spettacolo al Lady Godiva, il Night Club adiacente all'Hotel. Gabriele accetta, mettendo però come unica condizione quella di poter scattare qualche fotografia.

I ballerini non fanno obiezioni e Gabriele, incuriosito da quegli ambienti, non tarderà molto a fargli visita, accompagnato da un flash e dalla sua fotocamera.

Lì, in quelle stesse sale in cui il desiderio prende forma, sboccerà uno strano amore, un'ossessione che spingerà il fotografo, tornato a Milano a fine servizio, a fare le ore piccole, pur di poter continuare a raccontare l'umanità, l'energia e la bellezza di quegli ambienti alla deriva e spesso ingiustamente criticati.

Non Recensiti getta così i primi semi della discordia.

Ho trovato particolarmente affascinante questo lavoro.

Gabriele, timido ed introverso, sceglie di affrontare uno spazio che non gli appartiene attraverso un approccio molto diretto, intimo e privo di maschere.

In quel periodo i locali di spogliarello stavano chiudendo, a favore dei più convenienti cinema a luci rosse. Questo basterebbe a gettare sconforto nei volti di chi lavora nel mondo dell'avanspettacolo eppure, di questa preoccupazione, nelle immagini di Basilico, non ce n'è neanche l'ombra.

La curiosità è una rampa di accesso a tutte le porte e il fotografo milanese, riempito fino al midollo di quella fotografia di reportage italiana ed inglese che tanto faceva parlare di se in quegli anni, non fa altro che dare libero sfogo alla sua creatività, sfruttando a pieno questo strano legame consolidatosi con gli artisti.

I soggetti sono molto ben propensi a farsi fotografare. Si mettono in posa, ironicamente, mostrandoci quella parte più umana e fragile di un business spesso criticato per la sua estrema immoralità e depravazione.

Come se fossero davanti ad uno specchio, i personaggi dell'avanspettacolo milanese - clown, spogliarelliste, presentatori, proprietari e sceneggiatori - giocano con il loro corpo, con il loro vestiario, con il loro ruolo, inscenando delle situazioni al limite dell'ammiccante e dell'esuberante.

Di mostri, in queste immagini, non ce ne sono e il racconto che ne viene fuori è quello di un ambiente entusiasmante, felice, in cui le malelingue non scalfiscono completamente l'umore di questi uomini e donne orgogliosi del loro lavoro.

La nudità, simbolo di libertà, giunge qui in tutte le sue meravigliose forme.

Non c’è nessuna malinconia nel reportage, semmai l’orgoglio, la libertà e l’allegria di un gruppo di artisti al lavoro - Giovanna Calvenzi

Il progetto, seppur completato nel 1980, andrà in stampa ufficiale solo nel 2020, a causa di motivazioni alquanto ridicole.

Gabriele aveva a cuore il racconto che aveva costruito, tanto da parlarne ad amici, parenti e colleghi nelle occasioni più disparate. Poter conservare in immagine le storie e le testimonianze di questi personaggi, che da lì a poco avrebbero dovuto cambiare vita, era una delle sue principali preoccupazioni.

La mancanza delle liberatorie e un successivo trasferimento di casa allungheranno infinitamente i tempi, fino a portare il fotografo a dimenticarsi della pubblicazione e a dedicarsi completamente ai suoi paesaggi urbani (già, durante Non Recensiti, era alla prese con la realizzazione e la messa in mostra di Milano Ritratti di Fabbrica, l'opera che lo renderà famoso in tutto il mondo).

Ma Non Recensiti non poteva rimanere nascosto per sempre.

Gabriele muore nel 2013 e solo una magia, un ritrovamento negli archivi in pieno stile Indiana Jones, ha permesso a quest'opera di arrivare nelle nostre librerie, in un momento storico, a pensarci bene, in cui il "mettere in mostra il nostro corpo" ha assunto nuove e contestate rappresentazioni.

Mi piace pensare che a muovere queste persone ritratte non fosse solamente una questione economica, ma una profonda necessità di vivere in un ambiente in cui le proprie individualità potessero essere espresse senza limiti.

Un mondo della spettacolo vero, dove la performance sul palco e davanti l'obiettivo diventa un modo per approfondire quello che spesso ci ripudia o su cui, la nostra morale cristiana, fonda profondi pregiudizi.

Quei volti e quei luoghi, trasandati ed anonimi, ci rimangono ancora sconosciuti, ma la loro storia, grazie alla fotografia di Basilico e a quel tirocinante che trovò la scatola con i negativi, rimarrà intatta per sempre nella nostra memoria collettiva.

Un sipario che si chiude, definitivamente, dopo tanti anni di attesa.

Chi è Gabriele Basilico?

Gabriele Basilico è un fotografo di origini milanesi. Dopo qualche lavoro di natura giornalistica, si è consacrato alla fotografia di paesaggio. Le sue immagini sono caratterizzate da un profondo studio del territorio, della luce e dalla totale assenza della figura umana. Di recente è tornato in stampa con Ritorni a Beirut.

Fonti utilizzate:
  1. Basilico prima di Basilico (Palazzo Ducale)
  2. Non recensiti, le fotografie (internazionale.it)
  3. Non recensiti, il libro (humboldtbooks.com)
  4. Il mondo dell’avanspettacolo d’antan secondo Gabriele Basilico (artslife.com)
Di sguincio, 1969-81. Guido Guidi, prima dei paesaggi.
Ogni volta è sempre la stessa storia. Navigo sul web alla ricerca di qualcosa o qualcuno e trovo tutt’altro. La scorsa settimana ho beccato, per pura coincidenza, un lavoro di Guido Guidi, nella fattispecie “Di sguincio, 1969-81”, serie fotografica ristampata da qualche settimana dalla casa editri…
Street Photography e Flash: lo strumento in più per i nostri scatti!
Esistono una moltitudine di tecniche e modalità di scatto per le nostre sessioni di fotografia di strada: c’è lo scattare dal petto, per non farsi notare, oppure quella in cui ci si fa accompagnare da un amico, per stemperare la pressione del momento. Tutte molto utili e convincenti. Ce

Un unico obiettivo

Diffondere la cultura fotografica lontano dal brusio delle piattaforme moderne. Sostieni insieme a me il peso, e le spese, di questo compito.

Dona o Abbonati al Blog

Condividi