Ritorniamo a parlare degli autori di maggior successo che hanno condizionato, ed influenzato, un’intera generazione di fotografi. Oggi tocca a William Klein: fotografo americano che ha imposto il suo stile adattandolo alle varie città europee, e non, da lui fotografate.

William Klein Biografia

William Klein nasce a New York nel 1928. Il giovane artista americano inizia ad avvicinarsi al mondo dell’arte già da giovanissimo tanto da far diventare il MOMA la sua seconda casa.

Dopo aver abbandonato gli studi all’età di diciotto anni, ed essersi arruolato come volontario nell’esercito, deciderà di dedicarsi completamente alla pittura dipingendo moltissime opere. Nel 1948 riprenderà gli studi presso la Sorbona di Parigi e si trasferirà definitivamente nella capitale francese dove entrerà a contatto con la fotografia.

Inizierà così a sperimentare nuove forme di visione artistica tramite l’accostamento della pittura e della fotografia, cosa che verrà notata da Vogue America che lo chiamerà per dei primi lavori. Il direttore della rivista di quel tempo, ovvero Liberman, venne completamente attratto dal suo lavoro definito “antifotografico” e gli chiese cosa avesse intenzione di fotografare per la rivista.

Klein disse semplicemente che voleva fotografare New York con una visione differente da quella contemporanea, dove al centro ci stava una ricerca dei momenti della quotidianità americana vista da un “estraneo” (come se si trattasse di un diario fotografico).

Mi comportavo come un’entologo immaginario. Trattavo i newyorkesi come un esploratore tratterebbe una tribù Zulu

— William Klein

Se pur già americano di nascita, William Klein fu completamente influenzato dal suo trasferimento in Europa che gli fece imprimere nella mente un’idea di cultura e arte differente da quella americana. Si ritrovò così come una “tabula rasa” dentro di sé dandogli la possibilità di poter scattare lontano da pressioni emotive troppo forti.

Il suo stile ironico ed il suo bianco e nero puro e “imperfetto” furono delle armi per la sua fotografia riconosciuta tutt’oggi come di importanza mondiale.

Il processo creativo di William Klein

Che William Klein sia uno tra i fotografi più conosciuti al mondo non è un mistero. La sua bravura nel sapersi muovere in maniera efficace, prima nel mondo della pittura, e poi nel mondo della fotografia lo resero un personaggio degno di nota.

Ma ad aver realmente reso celebre Klein è il suo stile di fotografia ironico ed anticonformista.

© William Klein

Al centro della sua ricerca c’era questa idea di voler andare contro alle regole e ad i canoni di composizione e creazione dell’immagine di quel tempo. La troppa perfezione non era molto amata dal fotografo americano, ed infatti le sue foto sono la più completa rappresentazione di una costruzione “sporca” ed errata di una fotografia.

Tagli “coraggiosi” dell’inquadratura, fuori fuoco e grana molto vistosa sono solo alcuni delle tecniche utilizzate da William Klein per le sue fotografie.

Il fotografo americano riuscì a portare questa idea di arte in tutto il mondo, i suoi viaggi a Roma, Mosca e Tokyo vivevano di questa assonanza data da quell’energia e quell’importanza nel saper descrivere il soggetto all’intero dell’ambiente tipico di tutto il suo lavoro.

© William Klein

Nel suo “viaggio fotografico” tra le principali città mondiali, Klein riusciva sempre a metterci del suo. Le sue immagini mostravano una faccia delle città mai vista prima, una faccia che passava da moltissimi visi di persone che vivevano momenti della loro vita diversi (nella maggior parte difficili).

Tutto questo fu possibile solo grazie all’entusiasmo di un essere umano che aveva trovato nella fotografia il mezzo prediletto di espressione di se stesso. Tutto il resto non contava, la perfezione non serviva, bastava divertirsi e catturare l’essenza della vita.

Cosa ci insegna William Klein sulla fotografia?

William Klein ci insegna moltissimo sulla fotografia e su come dovrebbe essere interpretato il nostro mondo. L’ormai assidua ricerca della perfezione dello scatto è un problema molto contemporaneo, un problema che ci allontana dalla vera ricerca fotografica fatta di espressioni ed emozioni della nostra umanità.

William Klein sapeva pochissimo di tecnica fotografica ma le sue foto ci dicono tutt’ora moltissimo. Esse ci parlano, ci esprimono delle sensazioni positive e negative. Sono la vera rappresentazione della vita, della gioia e del dolore.

Stavo fotografando per me stesso. Mi sentivo libero. Fotografare è stato molto divertente per me. Ero davvero entusiasta in attesa di vedere se le immagini sarebbero venuto fuori il giorno successivo. Io non sapevo nulla di fotografia, ma ho amato la macchina fotografica

— William Klein

William Klein ci insegna semplicemente a guardare, vedere e vivere il momento durante lo scatto. La perfezione è una cosa che non appartiene all’uomo e per questo motivo dovrebbe essere tralasciata per poter mettere in evidenza quello che è veramente importante: l’essere umano nella sua spontaneità.

Due parole su “The Many Lives of William Klein” (2012)
“Due parole su….” ritorna, come sempre, con un appuntamento senza preavviso durante la settimana. Ormai ti sarai abituato a questa mia quasi anarchia totale dei tempi di pubblicazione, ma il bello di questa rubrica è proprio questo. Scrivo quando mi va, quando posso e quando mi passa sotto gli occh…
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