La bravura con cui alcuni fotografi riescono a scattare fotografie straordinarie passando totalmente inosservati è un arte che mi ha da sempre incuriosito.

Quando parliamo della fotografia candid, quella pratica del voler scattare fotografie nascondendo la nostra fotocamera sotto il cappotto, ad altezza petto o, più semplicemente, alla vista delle persone, è una pratica oggi assai diffusa.

Prendiamo in mano le nostre mirrorless, o gli smartphone, e tentiamo di catturare in sordina tutte quelle piccole variazioni di umore e movenze che sottolineano la varietà del genere umano all’interno di un contesto sociale.

Tutti lo facciamo, tutti ne godiamo, ma pochi conoscono la storia del primo fotografo che ebbe il coraggio di spingersi così lontano.

Erich Salomon, il re degli indiscreti, è la mente dietro a questo sotterfugio, l'uomo a cui dobbiamo l'introduzione di questa pratica nel mondo della fotografia.

Fotografia di © Erich Salomon

Erich Salomon ha una storia particolare.

Nasce a Berlino nel 1886 da una famiglia di origini ebraiche. Prima della guerra, momento in cui è costretto a combattere per un popolo che pochi anni dopo lo condannerà ad un'ingiusta morte nei campi di concentramento (1944), studia legge, zoologia ed ingegneria.

Si avvicina alla fotografia quasi per caso, lavorando inizialmente nel settore promozionale e, successivamente, in quello giornalistico, scattando per la stampa berlinese fotografie nei tribunali e nei luoghi di interesse pubblico.

A renderlo speciale, rispetto ai colleghi, era questa eccentrica attitudine nel voler cocciutamente entrare, mimetizzandosi tra la folla, negli ambienti più effervescenti della storia moderna del suo paese.

Attraverso diversi stratagemmi, tra cui quello del travestimento o dell'occultamento della macchina fotografica in cappelli, valigette, libri e cappotti, Erich partecipava ad importanti riunioni tra politici e uomini dello spettacolo catturandoli nei momenti di noia, perdizione e debolezza.

La macchina fotografica utilizzata da Erich Salomon.

Non ti stupirà sapere che un tempo non era così semplice scattare una fotografia senza farsi notare. Le enormi strumentazioni utilizzate dai fotografi pesavano decine di chili e avevano dimensioni non propriamente tascabili.

Ad esempio, il dagherrotipo, la prima macchina fotografica presentata al pubblico mondiale nel 1839, raggiungeva un’apertura di 51 cm e necessitava di un robusto treppiede per garantire una messa a fuoco corretta.

Ai tempi, costruire un impianto del genere, e farlo con totale indifferenza, era una sfida impossibile: nessuno, neanche Houdini, ne sarebbe uscito indenne.

Tutto cambia però a fine prima guerra mondiale, quando aziende come Zeiss e Leica, e poi dopo le giapponesi, iniziano a ridurre considerevolmente le dimensioni delle loro macchine fotografiche permettendone così un loro utilizzo anche in campi originariamente inaccessibili.

E qui che con la sua Ermanox F/2 Erich Salomon riesce a sgattaiolare nelle stanze dei grandi salotti berlinesi e a calarsi in contesti politicamente e culturalmente impegnati, con l'intento di metterli a nudo, a conoscenza di tutti.

Potrei addirittura asserire che non c'è stato volto, evento od accordo in quel periodo a cui Erich non abbia partecipato o impressionato nella sua pellicola.

Tutto questo per un sano e puro agonismo professionale (e un amore per la verità).

Fotografia di © Erich Salomon

Erich Salomon ha fatto la storia, pur avendo speso solo cinque anni in questa battaglia del disvelamento ed abbattimento dei misteri che girano intorno alla politica e agli uomini di cultura.

Nelle sue fotografie anche il supereroe più inflessibile diventa fragile, umano, uno come tanti prestato ad un mondo eccessivamente cattivo ed avido di notizie.

Qualcuno potrebbe obiettare e criticare aspramente questo suo modo di fare, definendolo immorale, ingiusto: un voyeur fin troppo cinico che tenta a tutti costi di rovinare la carriera delle persone.

Eppure è proprio qui, in questi istanti, che la fotografia diventa uno strumento utile ad uno scopo, una forma d'arte e di informazione che finalmente si scinde dal rapporto con la pittura ed acquista l'indipendenza che gli spetta.

La fotografia, come mai prima ad ora, ci mostra la realtà (o una delle tante), quella che spesso ci viene raccontata ma su cui, come dei moderni San Tommaso, riponiamo poca fiducia, perché frutto di dicerie ed imbrogli.

Ora ci crediamo, forse con fin troppa sicumera direbbe Fontcuberta, ma fatto sta che la rivoluzione è scoppiata, le sorti dello strumento fotografico sono state cambiate, ed è tutto merito - o quasi - di Erich Salomon.

La prossima volta che tornerai in strada a scattare fotografie di soppiatto, mi raccomando, pensa a lui e a cosa ha fatto per noi.

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