Ci sono ben poche riviste che sono entrate nella storia per il loro contributo e per le loro stravaganti scelte editoriali. LIFE merita sicuramente una menzione d’onore, essendo stata una delle prime produzioni commerciali ad accogliere la fotografia, soprattutto quella giornalistica, come unica fonte di informazione all’interno della linea editoriale di un’azienda.

LIFE: da rivista satirica ad emblema del fotogiornalismo mondiale

Oggi siamo invasi da così tante riviste e approfondimenti sulla fotografia in formato cartaceo da poterci costruire un bunker anti bombardamento molto efficace. Ma in passato la situazione era ben diversa da quella odierna: i giornali imperversavano e condizionavano l’opinione pubblica attraverso delle proposte editoriali molto rigide, canoniche ed antiquate.

La parola scritta era superiore all’immagine e la fotografia aveva il misero compito di accompagnare, quando si aveva la possibilità di poterla inserire sottostante a qualche articolo, il testo, senza sovrastarlo.

La prima copertina ufficiale di LIFE realizzata nel 1936 raffigurante la diga di Fort Peck. Foto realizzate da Margaret Bourke-White.

Ma lo sappiamo bene, i tempi cambiano velocemente e chi ha vissuto a ridosso del XX secolo ne ha avuto l’ennesima prova. Ad inizio del 1900 l’arrivo di metodi di produzione di stampa più veloci, economici ed efficaci hanno garantito una tiratura maggiore e una possibilità creativa per le redazioni più ampia rispetto al passato.

La fotografia stava nel mentre iniziando a diffondersi a macchia d’olio all’interno della vita delle persone — grazie anche a quei geni della Kodak che permisero di poter scattare molte fotografie a costi sempre più bassi.

L’immagine fotografica era diventata l’unica fonte di verità in un mondo sempre più corrotto e il mercato stava esigendo con forza la sua introduzione nei sistemi di informazione mondiale.

Ed è proprio qui, in questo scenario idilliaco ed ottimistico, che spuntò il nome di Henry Luce: fondatore di riviste come TIME e Fortune che nel 1936 acquistò, passando quasi per un folle, la testata satirica di LIFE.

Il suo obiettivo primario? Trasformarla nel più importante medium al mondo di trasmissione di informazioni a contenuto strettamente fotografico — un bel passo in avanti per una rivista umoristica fondata nel 1883 con ben altri progetti in cantiere.

L’interno di una rivista LIFE, con le sue pagine ampie e con poche didascalie.

Ampie pagine per le fotografie, nome dell’autore in bella vista e una formula di selezione attenta ed esplosiva. Una serie di scelte sagaci e visionarie che hanno permesso a LIFE di diventare, in pochissimo tempo, un punto di riferimento all’interno dell’offerta giornalistica di quel periodo.

La Magnum Photos fu una delle prime a stringere accordi con loro. Altre si susseguirono in un vortice sempre più coinvolgente e proficuo per la neo nata rivista.

LIFE: la svolta editoriale e l’inizio del declino

Quanti volti ed eventi storici sono passati per le copertine e per le pagine di LIFE. Credo sia impossibile non rimanere sbalorditi dalla quantità di materiale e dalla qualità delle fotografie che sono state diffuse tramite i canali di questa testata giornalistica.

Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau e molti altri hanno trovato in quella redazione, formata da giovani e promettenti giornalisti, il loro incentivo maggiore per portare avanti il proprio lavoro — con formule sempre più diverse.

Sbarco sulla Luna, 1969. Foto di Armstrong.

La rivista partì subito alla grande. Fino al 1972 venne venduta come periodico settimanale, per poi diventare, tra il 1978 e il 2000, un’uscita mensile per i più appassionati — chiuse per qualche anno per mancanza di fondi. La vendita delle copie arrivò a toccare i 5,5 milioni ad uscita. Se ci pensiamo bene è un numero davvero elevatissimo che poteva garantire un’esposizione mediatica meravigliosa per i fotografi e le loro produzioni.

In circa quarant’anni di esistenza si erano registrati dei numeri pazzeschi, dovuti principalmente all’interesse nei confronti degli eventi storici riportati ed immortalati. Non fu affatto un caso che quelle stesse immagini attirarono un grande pubblico da tutto il mondo.

Il punto di vista personalissimo e critico di alcuni autori aveva imperniato di un certo attivismo le pagine di quel periodico, condizionando così le file dei giovani e dei lettori che si vedevano sbattute in faccia alcune delle realtà di quel periodo.

Il Vietnam, la II Guerra Mondiale e lo Sbarco sulla Luna furono solo alcuni degli avvenimenti che cambiarono incommensurabilmente quella generazione, permeando nuove ideologie e prospettive sul futuro.

Tutto sembrava andare per il meglio se non che, la diffusione della televisione, che aveva spostato i fondi degli sponsor dai giornali alla pubblicità televisiva, lese considerevolmente la stabilità di LIFE. La rivista provò a risollevarsi dalla botta, proponendosi come inserto di altre riviste più solide, ma dovette ben presto prendere atto dell’arrivo della sua disfatta.

To see LIFE; To see the world — Motto della rivista

Nel 2007 uscì l’ultimo numero che pose fine alla storia della più grande rivista fotografica al mondo. I fotografi professionisti videro morire davanti ai propri occhi il punto di riferimento più importante per la loro carriera. LIFE era caduta, ma il messaggio che lasciò ai posteri fu, e sarà, storicamente indimenticabile.

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