Hai presente Look Magazine? No, beh, neanche io! Qualche settimana fa stavo sfogliando parte dell'archivio di Paul Fusco, fotografo Magnum Photos che ha documentato, tra le altre cose, il funerale di Bob Kennedy, e mi sono imbattuto in un nome mai sentito prima ad ora: Look Magazine.

Look Magazine è una rivista americana fondata da Gardner "Mike" Cowles Jr. nel 1937. Il bisettimanale trattava, nelle sue enormi pagine da 280 mm × 360 mm, di stili di vita, cinema e di foto-giornalismo.

Paul Fusco, che tirava avanti con pochi incarichi annuali, aveva preso a collaborare con la rivista intorno agli anni '60, portando avanti un registro visivo fatto di cronaca del vivere quotidiano nelle strade di New York e dintorni.

Conosco Paul, artisticamente, ma non Look Magazine, e per questo mi sono subito domandato di cosa si trattasse e chi altri, tra i fotografi e le fotografe più rinomati nel settore, avesse contribuito al successo di questo progetto editoriale.

Ho fatto qualche ricerca e ho scoperto un MONDO. Ora ti racconto.

Look Magazine: sempre al centro dell'uomo

Look Magazine non è una rivista come le altre. Basta farsi un giro nello sconfinato archivio dei negativi e delle fotografie pubblicate sulla rivista per capire la qualità dei servizi e delle sue immagini.

Comprendere il perché del successo della rivista tra il pubblico americano è facile.

Ad aver contribuito considerevolmente alle vendite del bisettimanale, acerrimo nemico di LIFE, ci fu l'ampia circolazione tra la classe media americana e la schiera di fotografi e fotografe che misero del loro nella documentazione degli usi e dei costumi della società contemporanea.

Secondo alcuni dati, presenti su Wikipedia.org, la rivista ebbe fin da subito una presa positiva sul pubblico, proponendo, rispetto alla concorrenza, storie e racconti sul mondo delle star del cinema e dei cittadini comuni accompagnate da molte immagini e da testi brevissimi - cosa innovativa per l'epoca.

Tra i grandi cantastorie che parteciparono alla scalata al successo di Look Magazine ricordiamo soprattutto Paul Fusco, Stanley Kubrick, Frank Bauman, Douglas Kirkland, Charlotte Brooks e John Vachon.

© Charlotte Brooks

Questi nomi, alcuni addirittura militanti nelle file della FSA durante la Grande Depressione americana, hanno colto il volto della società di quel periodo, immergendosi, con occhi curiosi, in contesti ed ambienti molto popolari e spesso portatori di enormi pregiudizi e calunnie.

Si parla di vita, leggera, spensierata, ma anche di problemi sociali.

Tutti i fotografi e le fotografe dentro Look Magazine riuscirono ad alternarsi meravigliosamente da documentazioni più scanzonate, fatte di volti, sorrisi, balli e pose, a racconti più impegnativi, fatti di guerra, povertà, dolore e rammarico.

Davanti ai loro obiettivi sono passati personaggi del calibro di Marylin Monroe, la regina Elisabetta, Frank Sinatra, Dwight Eisenhower, volti noti e osannati dal pubblico, ma anche perfetti sconosciuti, responsabili di aver fatto un'importante scoperta nel mondo della scienza, della moda o dello sport.

La vita, insomma, in tutte le sue immancabili sfumature.

© Stanley Kubrik

Fine del capitolo storico. Parliamo ora di fotografia.

Look Magazine mi ha colpito particolarmente per la varietà delle immagini proposte e per la scelta delle storie raccontate. Per farti capire meglio di cosa ti sto parlando, potrei farti un semplice esempio: se penso a LIFE, altra grande rivista americana dell'epoca, penso ad eventi dal grosso impatto sociale; se penso a Look Magazine, invece, penso alla vita di tutti i giorni.

Con le fotografie della rivista di Gardner "Mike" Cowles Jr. è facile sentirsi subito a casa: ci sono tutti quegli elementi familiari che ci ricordano la nostra quotidianità nelle strade, nelle università e nei supermercati del vicinato, ma anche quei volti del cinema e della televisione a cui siamo ormai tanto affezionati.

Sfogliando le pagine - digitali, si intende, visto che i numeri sono quasi introvabili - ci imbattiamo in fotografie spontanee, ricche di fascino, in cui il fotografo sguizza agevolmente nella scena come se conoscesse da sempre i suoi soggetti.

Questa capacità di saper costruire un legame profondo con i protagonisti di questi immaginari idilliaci, anche in contesti in cui il tempo è davvero limitato, fa sembrare i fotografi e le fotografe della rivista Look dei supereroi in calzamaglia.

Pose, scatti rubati, dialogo con il pubblico: niente e nessuno sembra poter sporcare le inquadrature di questi sedicenti scultori dell'immagine, che modellano, a proprio piacimento, ogni elemento nella scena per costruire ed alimentare quelle che sono delle perfette rappresentazioni del sogno americano.

Cinema, letteratura e fotografia si incontrano in un unico pacchetto.

© Bob Sandberg

Ecco, pensando all'America e agli anni in cui queste fotografie furono realizzate ho subito figurato, davanti a me, l'animo, la trasparenza e l'ottimismo che hanno condizionato emotivamente gli americani, e le loro decisioni, in quel periodo.

In un momento storico in cui il paese si trova ad affrontare nuovi demoni, quelli della guerra in Vietnam, e nuove responsabilità, come quella di essere, o di definirsi, dipende dai casi, una delle nazioni più potenti e pericolose al mondo, Look Magazine è stato uno spiraglio, un modo per distrarsi dal pagamento di una bolletta o da un lavoro non troppo stimolante.

Si ok, non saranno immagini indimenticabili, o che possono cambiare il nostro modo di pensare e vedere la realtà (si tratta pur sempre di una rivista commerciale), ma qualcosa comunque ci dicono e ci raccontano: guardandole mi sono sentito americano e ho rivissuto, anche io, quei momenti.

Credo che la fotografia, per certi versi, serva anche a questo, a ricordarci che è possibile sognare, svagarci, migliorarci, attraverso la scelta di come vivere la nostra giornata e la nostra vita.

Perché la gioia, la spensieratezza e la serenità sono sensazioni forti e pregnanti tanto quanto lo sono il dolore e l'afflizione: la fotografia, in tal senso, è anche un mezzo per veicolare positività, e non solo quello che dovrebbe farci riflettere.

Ogni tanto ricordarcelo è importante: mettere davanti ai nostri obiettivi un qualcosa che può far sorridere o dimenticare quanto l'uomo possa essere a volte nemico di se stesso, è un passo verso una maggior consapevolezza del nostro ruolo: siamo fotografi, non testimoni della morte e del dolore.

Non ti dico altro, qui c'è più da vedere che da leggere, quindi, se ti avessi anche solo un minimo incuriosito con questa storia, dai tu stesso un'occhiata all'archivio di "Look Magazine": consultabile gratuitamente sul sito della Library of Congress.

Fidati, non te ne pentirai.

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