"Quando la tua fotografia non è venuta bene, è perché non eri abbastanza vicino al tuo soggetto". Robert Capa lo ripeteva spesso, sorridendo beffardamente, nelle sue interviste imbastite all’ultimo minuto dai quei giornalisti a volte troppo curiosi.

Una frase che colpisce dritto il bersaglio. Ci coinvolge e ci interroga sul nostro modo di scattare fotografie. Perché se non sei abbastanza vicino al tuo soggetto, non sei dentro la tua storia.

E di recente ne ho viste di immagini che parlano di vicinanza e di abilità nel saper raccontare una storia, anche quelle più comuni, toccanti e assurde. E dietro a quelle c’era sempre il nome di Lisette Model, una fotografa che ha catturato l’anima delle strade americane e ha insegnato ai suoi allievi, quando le mani non l’hanno più aiutata, a vedere le cose da un altro punto di vista.

Una fotografa che oggi vi voglio raccontare e che spero possa aiutarvi a rapportarvi con i vostri soggetti in maniera diversa.

Lisette Model. Una fotografa dall’imprevedibile caparbietà.

Solo leggendo qualche passo della biografia di Lisette Model rimaniamo sbalorditi dalla quantità di eccelse personalità passate dalla sua vita. Maestra di Diane Arbus e amica di André Kertesez, ma anche fotografa per Vogue e Harper’s Bazaar.

Lisette passa velocemente dalla fotografia di strada alla fotografia di moda, riuscendo sempre a sprigionare, in ambedue casi, tutta l’energia dei personaggi di fronte al suo obiettivo.

Il suo è uno stile semplice, diretto e senza fronzoli. Si avvicina ai suoi soggetti con un fare amichevole: li invita con lo sguardo a mettersi a loro agio, a farsi fotografare come se lei non esistesse, come se lei fosse solo l’ennesimo sconosciuto che getta uno sguardo indifferente sulla folla, per poi tornare immediatamente sui suoi passi.

© Lisette Model

Il suo obiettivo non giudica, pur mettendo a volte in evidenza tutte le imperfezioni e le particolarità dei suoi soggetti. Questa sua attenzione ai volti, alle espressioni e alle posizioni dei corpi, spesso irregolari e buffe, non appesantiscono la sua narrazione, rendendola offensiva o cattiva, ma bensì aprono le porte ad una consapevolezza maggiore sulla bellezza del genere umano. Una lettura difficilmente ritrovabile in altri autori dello stesso periodo.

La sua è una vera e propria abilità innata. Riesce a cogliere quell’espressività, quasi parossistica, dei suoi soggetti, senza disturbarli nella loro intimità. Li rende vivi. Li trasporta in un piano in cui tutti ridono, in cui tutti si divertono senza malignità.

Lisette, al contrario dei suoi colleghi, scatta poche fotografie. Va dritta al dunque. Non interferisce più del dovuto nella vita dei suoi protagonisti. Sembra quasi un controsenso, ma è proprio questa velocità e sicurezza a permetterle di catturare tutto ciò che si nasconde dentro l’anima di questi uomini e donne.

Scatta poco, ma vive molto di più il momento. Una scelta atipica che però dà immediatamente i suoi frutti, fin dalle prime immagini. Uniche. Ricche di phatos.

© Lisette Model

Emozione ed espressività, ma anche un occhio rivolto verso nozioni prettamente tecniche. Lisette spende infatti parte del suo tempo in camera oscura. Sviluppa le sue immagini tenendo conto di un modello ben prestabilito: neri profondi e contrasti evidenti. In una sola fotografia viene fuori tutta l’essenza del soggetto, ma anche una precisa caratterizzazione storiografica che ci mostra un volto poco discusso dell’America di quei tempi.

Lisette è l’amica che tutti vorrebbero: quella sempre presente e pronta a sostenere qualsiasi tua iniziativa, anche quella più folle o stupida. Perché se il mondo ti va contro bisogna rispondere con un sorriso, o almeno provare a ribellarsi.

Una fotografia semplice, ma che ci parla con il cuore, perché non ha necessità di strumenti fantascientifici o di artifici narrativi per poterci colpire. Sono solo una donna, la sua fotocamera e la società. Basta questo.

Lisette Model è stata la testimone di un periodo rivoluzionario e il suo contributo, pur non essendo ancora riconosciuto da molti, e pur non avendola fatta diventare ricca, ha permesso ai successivi artisti di pensare e vedere le cose in una maniera totalmente diversa dal passato. E se oggi si parla positivamente di fotografia di strada è anche merito suo. Grazie Lisette.

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