Saul Leiter iniziò ad utilizzare il colore molto prima che diventasse virale sui Social Networks e le mostre fotografiche. Fu uno tra gli artefici della diffusione di questa nuova visione della realtà. Oggi ti racconto la sua storia in questo articolo.

Biografia

Saul Leiter nasce a Pittsburg (Pennsylvania, Stati Uniti) nel 1923. Figlio di un importante rabbino e studioso del Talmud, la strada del fotografo americano, sembrava essere già scritta e diretta verso lo studio della religione ebraica fin da piccolissimo.

La sua passione per l’arte lo portò però a trasferirsi a New York all’età di 23 anni per intraprendere la carriera di artista e quindi rinunciare alla via religiosa tanto agognata dal padre.

La sua passione per la fotografia arrivò pochi anni dopo il suo trasferimento grazie alla profonda amicizia che lo legò al pittore espressionista Richard Pousette-Dart e al fotografo Eugene Smith. Questi due personaggi, spinsero Saul a prendere in mano la fotocamera e ad iniziare a scattare per le strade americane fiduciosi delle sue potenzialità e del suo “occhio”.

La vera e propria consacrazione del suo lavoro arrivò con la decisione di abbandonare il bianco e nero ed iniziare ad utilizzare la pellicola a colori, ritenuta in quel tempo, una pellicola amatoriale. Il colore permise a Saul di esprimere tutto se stesso e di dare una rappresentazione gioiosa, artistica e armoniosa della trafficata New York.

Oggi le sue fotografie sono ritenute delle vere e proprie opere d’arte, oltre che una delle più importanti testimonianze della scuola americana degli anni ’50 e ’60.

Il processo creativo di Saul Leiter

Oggi scattare a colori ci sembra essere un azione quasi involontaria e priva di significato, ma in passato la scelta di utilizzare una pellicola non monocromatica era come accettare di non essere inserito nella cerchia dei professionisti o degli artisti del mezzo.

© Saul Leiter: Taxi, ca. 1957.

Saul Leiter, insieme ad altri pochi eletti come Eggleston, vide nel colore un nuovo modo di percepire ed analizzare lo spazio circostante sfruttando, rispetto al bianco e nero, le dominanti cromatiche che invadevano l’America consumistica di quel periodo.

Saul riuscì a costruirsi un suo modo personalissimo di immortalare la quotidianità mettendo, al contrario dei suoi colleghi Robert Frank o William Klein, in evidenza i suoi aspetti più armoniosi e atipici attraverso un processo di astrazione della realtà.

© Saul Leiter

Ed è proprio grazie allo sfruttamento di superfici sbiadite, alla sovrapposizione degli elementi nella scena e all’accostamento di colori brillanti, che le immagini di Leiter ci parlano e ci narrano di un’altra faccia della società contemporanea, più equilibrata e serena.

Nelle sue immagini sprizza l’ottimismo e sembra che, anche nei momenti più bui della nostra esistenza, possiamo trovare bellezza nelle circostanze e nei meandri delle nostra comunità (basta solo guardare le cose con un occhio e un approccio differente).

Devo ammettere che non sono un membro della scuola del brutto. Ho grande rispetto per certe nozioni di bellezza anche se per alcuni sono ormai idee vecchio stile. Certi fotografi pensano che, ritraendo la tristezza delle persone, stiano trattando un tema serio. Io non penso che l’infelicità sia più profonda della felicità.

— Saul Leiter

E’ innegabile che la pittura ha avuto un ruolo cardine negli scatti del fotografo americano che si presentano come delle vere e proprie opere d’arte che nascondono un’amore nei confronti della vita e della magnificenza della nostra presenza in questo pianeta. Basta solo un teleobiettivo, una superficie riflettente o sporca e dei colori vividi per rendere il nostro vissuto molto più dolce e appagante.

Cosa ci insegna Saul Leiter sulla fotografia?

Saul Leiter si ritrova oggi in moltissimi scatti di altrettanti fotografi di strada, gli stessi che utilizzano i filtri artificiali per le loro immagini. Basta farsi un giro sui social per notare l’immenso contributo che la visione di questo autore ha dato al genere fotografico della Street.

© Gianluca De Dominici

Il mischiarsi di toni caldi, le vetrine bagnate, gli specchi riflettenti e la particolare predisposizione per il mistero e la romanticismo sono solo alcuni degli aspetti da cui prelevare delle ottime strategie per analizzare le nostre strade con un fare diverso, con un occhio più sensibile.

Saul ci insegna semplicemente che la fotografia di strada non è sempre banale o sempre disposta a mettere le persone al centro di tutto, ogni tanto può aiutarci a mostrare una parte di noi stessi, più intima ed emotiva. Ed è proprio in quell’indeterminatezza delle forme e in quella visione intralciata che viene fuori tutto il nostro IO, pronto a prendersi il posto che gli spetta.

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