Sono un grande amante dei gialli ambientati a Londra. Non so cosa mi porti a preferire questi scenari, plumbei ed oscuri, rispetto a tanti altri diventati famosi per le loro storie e per i loro personaggi eccentrici.

Sarà il fascino delle strade citate durante i dialoghi o quell'ora del tè che rompe costantemente la tensione di alcuni momenti, ricordandoci come in Inghilterra ci sia sempre qualcosa di più sacro della risoluzione di un omicidio.

Nelle fotografie di Bill Brandt, che in Inghilterra non ci è nato, ma che lo ha accolto come se fosse un suo figlio, ho ritrovato tutti quegli elementi a me tanto cari nei libri e riscoperto il fascino di una Londra pre-guerra avvolta dalle tenebre.

"A night in London", 1937, © Bill Brandt

La sua serie "A night in London", pubblicata ufficialmente, in pochissime copie, nel 1938, strizza l'occhio alla fotografia di Brassaï, regalandoci una visione surreale, e a tratti onirica, di una delle città più belle del mondo.

Fa sorridere pensare a come Bill, riconosciuto nel mercato soprattutto come un fotografo di moda e ritratto, abbia prodotto due stupefacenti lavori di reportage e documentazione su Londra.

Qualche anno prima era entrato nelle case degli Inglesi per testimoniare usi, costumi e disparità sociali di un popolo straordinariamente chiacchierato ed unico nel suo genere (The English at Home, 1936).

In "A night in London" ha voluto approfondire il lato B della sua storia, calandosi, come un detective di prim'ordine, nell'oscurità della città per scoprire quanto la Londra della notte fosse simile alla sua sorella maggiore.

Percorrendo le strade principali, e qualche viuzza nascosta nei meandri del dedalo cittadino, Bill ha raccolto numerose espressioni del vivere comune.

Tra coppiette che amoreggiano nei pub più infimi del paese e scenari appena usciti dai racconti di "Le mille ed una notte", il quadro dipintoci davanti è quello di una Londra misteriosa, avvolta dalla nebbia e vissuta da personaggi sinistri.

Tutti i luoghi fotografati sono possibili scenari dal risvolto drammatico:

Ampi e spigolosi palazzi lambiscono i margini delle inquadrature, mentre gli abitanti della notte, illuminati da fiochi lampioni, o dal flash del fotografo, iniziano i loro turni di lavoro o, se più fortunati, si lasciano andare a follie sfrenate.

Questa Londra, vista da fuori, supera ogni nostra possibile immaginazione.

Sembra stupido ripetere come di notte accadono sempre cose straordinarie. È una di quelle frasi che ci menzionano spesso, ma di cui abbiamo imparato, nel tempo, a diffidare, perché spesso portatrici di speranze vane.

Quelle di Bill Brandt sono fotografie eccelse, che scandiscono perfettamente il ritmo di un tempo dilatato. Oltre ad affascinarci per i suoi scenari oscuri, ci divertono, perché ci mostrano quello che gli Inglesi, di solito, ci nascondono.

Ogni immagine scattata potrebbe essere l'inizio di un racconto più longevo e questo fa di Bill quasi un poeta, più che un fotografo di reportage.

"A night in London", 1937, © Bill Brandt

La sua "A night in London", un pò ripresa sul campo e un pò costruita con l'aiuto di questi soggetti prestati al palcoscenico notturno, mi ha fatto pensare al come la luce, l'approccio e la scelta di un percorso siano tutto in fotografia.

Bill Brandt ha scelto lo stesso soggetto, quello di una vita, Londra, rompendone però la classica narrazione che la vedeva spesso composta solo da signorotti ben vestiti, scene di giubilo e da carrozze sfavillanti.

Il rischio di tirare fuori un lavoro molto simile a "The English at Home" - più giornalistico nell'animo - era sempre dietro l'angolo, eppure, il risultato, è completamente diverso da tutto quello che potevamo mai aspettarci.

A volte le migliori storie sono quelle uscendo dal cancello di casa, per citare un altro fotografo contemporaneo molto brandtiano, nelle forme e nei contenuti, e per questo credere che sia ancora possibile raccontare quello che ci circonda, in modo unico, è una sfida da affrontare giornalmente, con ottimismo ed entusiasmo.

Perché lo stesso soggetto, visto in momenti differenti, cambia, ridonando valore a luoghi e contesti che abbiamo trasformato nel tempo, a causa di pregiudizi insopprimibili, in contenitori vuoti ed indifferenti alla nostra vista.

Bill Brandt, in cuor suo, lo ha sempre saputo.

Chi è Bill Brandt?

Bill Brandt è un fotografo di origini tedesche. Ha vissuto gran parte della sua vita in Inghilterra. È stato assistente di Man Ray e tra i fotografi più influenti del XX Secolo. Ad influenzarlo nella sua ricerca visiva, fatta di bianco e neri sinuosi, contrasti decisi e forme oniriche, sono stati il surrealismo e i suoi principali fautori. Tra i suoi lavori più importanti in ambito giornalistico ricordiamo “The english at home (1936)” e “A night in London (1938)”.

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