Armoniosa, poetica ed ambigua: sono questi tre aggettivi che potrebbero ben delineare la Street Photography giapponese nelle sue molteplici forme rappresentative.

Autori come Daido Moriyama, Tadashi Onishi e anche il tanto discusso Araki sono sicuramente i principali rappresentanti di questo genere nel loro paese, ma cosa unisce davvero i fotografi del Sol Levante tanto da differenziarli dagli altri?

Street Photography Giappone: il mistero e l’eros dietro le fotografie di stampo orientale

Ho aspettato un pò prima di potervi parlare del Giappone e nella fattispecie dei fotografi giapponesi. Questo perché le loro immagini richiedono una certa sensibilità e una certa esperienza per poter davvero risucchiare ogni minima porzione di poeticità e spiritualità intrinseche in quei soggetti, molte volte misteriosi e vagamente riconoscibili.

L’evasione dalla realtà, al contrario della cultura americana, discussa precedentemente nel blog, è al centro della ricerca della maggior parte degli Street Photographers giapponesi che, nella narrazione emotiva e soggettiva, riescono a trovare se stessi e la propria anima.

© Tadashi Onishi

Molte volte ci fermiamo ad osservare le immagini prodotte da questi uomini notando fin da subito due particolari fondamentali: l’utilizzo di un bianco e nero molto contrastato e l’accentuarsi di un’atmosfera misteriosa e molte volte ambigua attorno al soggetto.

Questo alone che ricopre ogni parte del fotogramma è fortemente impregnato dalla potenza emotiva di questi autori, personaggi che culturalmente sono stati educati a sviluppare e curare la loro parte spirituale e inconscia su tutto.

Ed è proprio forse questa la principale differenza che caratterizza la Street Photography Giapponese dalle altre, questa voglia di mettere al centro il proprio IO attraverso la ricerca di istanti, momenti ed eventi visivamente normali ma intrinsecamente significanti.

Il mosso e la donna: due soggetti prediletti per gli Street Photographers giapponesi

Basterà farsi un giro su internet o sui principali archivi di fotografi come Moriyama e Tatsuo Suzuki, per notare una certa predisposizione per la scelta di soggetti femminili e per l’utilizzo di un mosso artistico. Questi due espedienti uniscono gran parte dei fotografi orientali che sono legati culturalmente e socialmente dalle tematiche relative all’eros e al mistero.

L’utilizzo di questa forma di espressione è mossa soprattutto da questo principio di evasione e di forza quasi animalesca, un monito ineluttabile che può essere soddisfatto solo attraverso la realizzazione di numerose fotografie una dietro l’altra.

Il bianco e nero non è una scelta casuale, bensì, è perfettamente legata alla visione armoniosa e spirituale che possiedono questi artisti e che ci mettono in mostra in maniera totalmente soggettiva.

© Tatsuo Sukuzi

L’atmosfera inquietante e le riprese strette condizionano prepotentemente la scena catturata, presentandoci una parte davvero intima e profonda delle strade giapponesi, ma anche del torpore emotivo che risiede nel cuore dei suoi interpreti.

Le ombre nette non sono infatti altro che un prolungamento del dolore sociale e dell’alienazione che ogni giorno vivono i Giapponesi in un mondo sempre più diverso dal passato. Si viene veramente rapiti da queste immagini e difficilmente si riesce ad uscirne fuori senza aver subito un minimo cambiamento delle nostre menti.

Una fotografia sicuramente potente e difficile da analizzare, ma ricca davvero di tanti spunti non ritrovabili in altri posti. Potremmo parlare per ore della Street Photography giapponese e delle sue innumerevoli forme espressive. Per questo mi fermo qui e lascio spazio alla vostra curiosità sperando che, in questi autori, possiate trovare pane per i vostri denti.

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